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La chiamata a essere famiglia

20 giugno 2022
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La chiamata a essere famiglia in un tempo complesso

Dall’Anno Amoris Laetitia all’Incontro Mondiale a Roma
 
Roma si è preparata in questi mesi per l’Incontro Mondiale della Famiglie. Un evento che questa volta si presenta caratterizzato da una forma diffusa nelle varie diocesi. Come direttore dell’Ufficio nazionale, che impressione ha della risposta da parte del territorio?

L’Incontro mondiale delle famiglie va a collocarsi a chiusura dell’Anno Amoris Laetitia e in un tempo in cui la Chiesa tutta è chiamata a vivere anche il cammino sinodale.
Momenti che non erano pensati sovrapposti, ma che la contingenza storica ha visto di fatto essere vissuti intrecciati.
Mi pare che in questo ci sia stato del buono. In fondo la nuova forma in cui siamo chiamati a vivere questa giornata mondiale, diffusa su tutto il territorio e animata soprattutto dalle diocesi, ci permette di rimettere al centro il territorio e l’ascolto ravvicinato delle famiglie che lo abitano.
È certo che in parte dovremo recuperare la dimensione internazionale che ha sempre contraddistinto il momento; sarà possibile farlo in quegli spazi in cui potremo tutti partecipare anche in streaming ai lavori del Congresso. Mi pare però preziosa soprattutto l’opportunità di rivivere il territorio, riappropriandosene e accorciando le distanze dopo tanta distanza.
Perché anche questo è “fare famiglia”: guardarsi in faccia, condividere spazi e gesti importanti.
Quali sono i bisogni delle famiglie che emergono dopo questo periodo di pandemia?
 
Innanzitutto, il bisogno di ridefinire la sfida educativa rispetto ai ragazzi, alla loro solitudine e alla rabbia non manifesta che rischia di farli implodere. Dobbiamo agire per fornire strumenti ai genitori, in un tempo che vede anche loro disorientati e affaticati, così come le altre agenzie educative.Tutto questo nel tentativo di sostenere una fatica che rischia di compromettere il vissuto dei più giovani. Poi l’urgenza di gestire una conflittualità emersa nelle relazioni, frutto di un ripiegamento sui bisogni dell’io a discapito del noi; anche questa va attenzionata e accompagnata per salvaguardare il benessere del familiare. Infine, la necessità di rimettere al centro la fede, di farla tornare ad essere uno spazio gratificante, attraverso una comunità che sia di nuovo attraente e attrattiva. La pandemia ci ha riconsegnato una fede tiepida da riconsolidare e ossigenare.
 
L’Incontro Mondiale ha messo al centro il tema della chiamata alla santità. Quale percorso è pensabile per le famiglie?
 
Come cogliamo nel documento del Papa sulla santità, Gaudete et exsultate (n. 17), mi pare importante che la famiglia viva questa chiamata non come una cosa da conquistare, ma piuttosto come un dono a cui abbandonarsi. La conversione dei cuori, seppur necessaria, è il passo successivo. Il primo passo è questo abbandono a Dio che si gioca nel piccolo spazio e si colloca nelle piccole cose del quotidiano. Veramente una chiamata a vivere in modo straordinario l’ordinarietà troppo poco annunciata e valorizzata, che invece è la cifra vera della santità familiare.
 
Intervista di Barbara Baffetti
Dal mensile di Giugno 2022

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