Nell’ormai imminente domenica 7 settembre 2025, allo scoccare dei 4 mesi di pontificato, Papa Leone proclamerà i suoi due primi santi. Due giovani uomini laici: Pier Giorgio Frassati, 24 anni e Carlo Acutis, 15 anni. 90 anni di differenza nella parabola del secolo scorso. L’uno nato a Torino ai confini della Greatest Generation (1901), l’altro un Millennial, nato a Londra (1991) e cresciuto a Milano. Entrambi figli di due torinesi di successo: il padre di Pier, direttore e comproprietario del giornale La Stampa, il padre di Carlo presidente di una storica compagnia assicurativa. Entrambi rampolli dell’alta borghesia, si somigliano per le origini familiari, e si somigliano nel veloce passaggio della loro morte, accompagnati da due malattie fulminanti, poliomielite e leucemia.
La montagna e l’autostrada, le loro due vie, che dicono qualcosa anche della loro identità cristiana. Pier Giorgio era uno scalatore di vette; Carlo invece preferiva la navigazione del web, le alte velocità. Pier, terziario domenicano vicino all’Azione Cattolica e alla Fuci, Carlo un ragazzo della parrocchia, affascinato dalla vita di Francesco d’Assisi. L’uno dentro il fermento dei movimenti ecclesiali nella stagione dei monsoni fascisti, un vero alpino della fede attiva; l’altro dentro un cammino prodigioso di personale unione a Cristo, e pronto a mettersi al timone, nel mare del mondo globalizzato.
Entrambi salpavano dall’unico rifugio e porto sicuro: l’Eucaristia. Prima di dedicarsi alle escursioni in montagna, la domenica, Pier Giorgio partecipava alla Messa, dove sostava a lungo in preghiera (dal 1919 era iscritto a un gruppo di adoratori notturni!). Carlo, ideatore creativo di una mostra sui miracoli eucaristici (già dall’età di 7 anni aveva ricevuto il sacramento dell’Eucaristia), diceva che davanti al tabernacolo imparava a stare con gli altri.
Dio non vuole fotocopie, ma solo originali
I poveri erano il loro pensiero costante. Doveva essere così: sapevano bene che erano il corpo di Cristo. Ai loro funerali, schiere di persone conosciute e soccorse per strada. Pier Giorgio rinunciava alle vacanze con la famiglia per non lasciare soli i mendicanti di Torino, a cui donava buoni per il pane, tanto quanto il pane buono del suo tempo. Carlo organizzava spedizioni per gli accattoni nelle strade di Milano, a cui donava il sollievo un sacco a pelo o il conforto di una bevanda calda. Spesso lasciava ai più piccoli i suoi indumenti migliori.
L’amore alla Vergine Maria, altra affinità elettiva. Carlo la chiamava l’unica donna della sua vita e pregava ogni giorno il rosario. Pier Giorgio, nell’ultimo anno della sua vita, si era innamorato di Laura (un amore contrastato a cui dovette presto rinunciare), ma anche lui frequentava la Congregazione Mariana e, nei suoi soggiorni a Pollone, non mancava una volta di visitare il Santuario di Oropa, per pregare la Madonna Nera.
Non è scontato, ma la fede di questi santi è stata per loro un fiorire del battesimo ben al di là della capacità delle loro famiglie di trasmetterla. La signora Antonia Salzano, madre di Carlo, torna a ripeterlo spesso: lei stessa è tornata a seguire Cristo grazie a suo figlio, e a credere nuovamente nella presenza reale di Gesù nell’eucaristia. Il padre di Pier Giorgio era un convinto ateo ma dopo la sua morte “scopre” l’identità cristiana del figlio – che a lungo aveva osteggiato per le sue occupazioni “inutili” nel campo della carità – e da non credente, alla fine, anche lui sarà convertito.
Bisogna vivere, non vivacchiare
Ricordiamo in breve come, di questi due santi, papa Francesco parlava nell’esortazione postsinodale Christus vivit (2019) e in che modo li presentava ai giovani e a tutto il popolo di Dio, «attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente». In ogni situazione, persino la più drammatica – diceva il papa – c’è una via d’uscita! E mettendo in guardia dai vortici in cui il mondo digitale rischia di trascinare tutti noi, invita a guardare al modo geniale e creativo con cui Carlo Acutis ha percorso i sentieri del web, permettendo a molte persone di riconoscere persino in questa attività dell’uomo una traccia di Dio, un suo dono.
Sul beato Pier Giorgio Frassati, il papa argentino scriveva: «Era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava anche tante difficoltà della sua vita. Diceva di voler ripagare l’amore di Gesù che riceveva nella Comunione visitando e aiutando i poveri».
Che siano sentieri inerpicati sulle Alpi o le aule universitarie, gli oratori o la rete Internet, c’è una via personale alla santità che Carlo e Pier Giorgio hanno percorso con le loro storie irripetibili e quotidiane. E per vivere il quotidiano non servono miracoli – quelli non fanno la santità, semplicemente la rivelano! Per vivere il quotidiano vangelo serve coraggio. Un coraggio che il giovane ha come una dotazione tutta sua, anche quando paure e angosce gli stringono il cuore. Papa Leone lo ha quasi gridato ai giovani di Tor Vergata, lo scorso 2 agosto: «Il coraggio per scegliere viene dall’amore, che Dio ci manifesta in Cristo. È Lui che ci ha amato con tutto sé stesso, salvando il mondo e mostrandoci così che il dono della vita è la via per realizzare la nostra persona. Per questo, l’incontro con Gesù corrisponde alle attese più profonde del nostro cuore, perché Gesù è l’Amore di Dio fatto uomo».
Bisogna vivere, non vivacchiare. Queste parole, toste, di Pier Giorgio, fanno eco a quelle più note di Carlo: originali, non fotocopie. La santità non si “impara” dal catechismo (anche se probabilmente questi due ragazzi avrebbero saputo insegnarlo ai più navigati di noi), ma seguendo le orme di Cristo, vivendo con le sue parole nel cuore, e lasciando che la vita che Lui ha donato sulla croce fluisca nelle nostre scelte, nel nostro lavoro feriale, tra le nostre amicizie, in autostrada o in montagna, ovunque è possibile.