Pier Giorgio Frassati, il santo del Bene Comune
Con la violenza si semina l’odio e si raccolgono i frutti nefasti di tale seminagione, con la carità si semina negli uomini la Pace, ma non la pace del mondo, la Vera Pace che solo la Fede di Gesù Cristo ci può dare affratellandoci gli uni con gli altri.
Nel tempo che stiamo vivendo, quando va bene, sentiamo parlare di necessità di porsi obiettivi per l’interesse comune. Da tempo ormai è abbandonata una riflessione profonda riguardo al “bene comune” frutto di uno sguardo di custodia e non di possesso e soprattutto di apertura al buono oltre noi. L’interesse comune, per quanto aperto alla dimensione comunitaria, richiama invece e d’immediato l’orizzonte economico. Se fosse solo questo, il bene non potrebbe assolvere alla necessità di porre attenzione ai bisogni degli ultimi, che possono essere anche scomodi economicamente per “i più”.
Ma la comunità vera non è quella dei tanti e dei più; piuttosto è quella dove il passo è dettato dagli ultimi. Uscire da questa impasse significa avere uno sguardo ampio e generoso, uno sguardo vocazionale di cui troviamo testimonianza luminosa nei nuovi santi che la Chiesa ci dona in questo mese di settembre.
In particolare, vogliamo ricordare Pier Giorgio Frassati torinese dalla forte dedizione per il sociale. Nelle tensioni tipiche del dopoguerra, si dedicò con convinzione alla politica come via di sostegno agli ultimi e aiuto a poveri e sfrattati. Evangelizzò luoghi che altri non avrebbero neppure valutato, convinto che bisognasse portare Cristo tra gli operai più umili, come i minatori. Fu amico attento e custode di relazioni familiari con una maturità che diventa richiamo puntuale in nostro tempo storico, dove assistiamo quasi inermi al rigurgito di guerre e ideologismi oltre che di un forte individualismo. L’amore per la Parola diventò in Frassati segno incarnato e azione politica quotidiana.