Il Giubileo del Mondo del Volontariato
C’è un aspetto della nostra società che non si misura in PIL, non si calcola in bilanci aziendali, ma ha un valore inestimabile: il volontariato. È l’anima di un’economia che non si basa solo sul profitto, ma sul bene comune. È l’essenza dell’economia umana, quella che si regge sul dono, sulla gratuità, sulla capacità di prendersi cura degli altri senza aspettarsi nulla in cambio. Bisognerebbe però pensare al volontariato, non solo come sinonimo di generosità, ma come un motore invisibile che fa girare il mondo. Senza il volontariato infatti molte comunità sarebbero più sole, più povere, più fragili.
I numeri ci dicono che in Italia sono oltre 4,6 milioni le persone impegnate in attività di volontariato. Un esercito silenzioso che lavora ogni giorno nelle associazioni, nelle parrocchie, nei centri di accoglienza, negli ospedali. Persone che donano il loro tempo, le loro energie, la loro esperienza.
Le ragioni del donare senza un tornaconto
Ogni volontario ha la sua storia, ma dietro ogni scelta c’è una consapevolezza profonda: quella di poter fare la differenza. Perché c’è bisogno e chiunque può essere d’aiuto, anche senza grandi mezzi. Perché il volontariato trasforma non solo chi riceve, ma anche chi dona. Si cresce, si cambia prospettiva, si impara a vedere il mondo con occhi nuovi. Perché crea comunità e oggi più che mai abbiamo bisogno di sentirci parte di qualcosa di più grande. In un tempo in cui tutto si misura in efficienza e produttività, il volontariato è un atto rivoluzionario. E dire: il tempo ha valore anche se non produce denaro. Il bene conta, anche se non genera profitto.
Economia invisibile
Ci sono economie basate sullo scambio di merci. Altre basate sulla tecnologia. E poi c’è l’economia del dono, quella che tiene in piedi interi settori senza che nessuno lo noti. Il volontariato e questa economia invisibile, quella che non fa rumore, che non appare nei titoli di giornale, ma che è il vero motore della solidarietà. E allora forse dovremmo smettere di considerarlo come qualcosa di “secondario”. Forse dovremmo iniziare a riconoscerlo per quello che è: un pilastro fondamentale del nostro vivere insieme. Un’umanità senza volontariato sarebbe più povera, più fredda, più sola. Ma fortunatamente, ogni giorno, milioni di persone scelgono di mettere al centro non il guadagno, ma l’altro. E in questo, forse, sta la più grande lezione di economia umana.
L’impegno dei giovani
Se c’è una fascia di età che sta facendo la differenza, è proprio quella dei giovani. I dati parlano chiaro: tra i 18 e i 19 anni, il 12,2% si dedica al volontariato, una percentuale ben superiore alla media nazionale (9,2%). Ma ancora più significativo e il loro impegno nei settori dell’ambiente, dei diritti civili e della pace, ambiti in cui il coinvolgimento giovanile supera addirittura il 4%, più del doppio rispetto al resto della popolazione. Numeri che ci dicono che i giovani non sono indifferenti. Che non sono chiusi nei loro mondi virtuali. Che sanno guardare oltre, sanno farsi carico delle sfide del presente. Diverse ricerche mostrano che i giovani vedono nel volontariato non solo un’opportunità per aiutare gli altri, ma anche un’esperienza formativa e di crescita. Tra le principali motivazioni troviamo:
• desiderio di fare la differenza. I giovani vogliono avere un impatto reale sulla società, contribuendo a migliorare il mondo in cui vivono;
• crescita personale e competenze. Il volontariato aiuta a sviluppare soft skills (competenze trasversali) sempre più richieste anche nel mondo del lavoro;
• bisogno di connessione e appartenenza. Entrare in contatto con persone che condividono gli stessi valori rafforza il senso di comunità e di identità.
L’impegno dei giovani nel volontariato è una risorsa preziosa che merita di essere incentivata. Associazioni, istituzioni e scuole possono giocare un ruolo fondamentale nel promuovere esperienze di cittadinanza attiva, trasformando il volontariato in un’abitudine diffusa e consolidata