
Dio è dalla parte dell’uomo, suo amico e alleato contro le forze del male. Dobbiamo ritrovare il significato primordiale e semplice della incarnazione del Verbo, al di là di tutte le spiegazioni teologiche e i dogmi costruiti su di essa. Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi! Ha voluto fare di questo evento il suo nome proprio: Emmanuele, Dio-con-noi.
“Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Dio non è venuto genericamente nel mondo, ma personalmente in ciascuna anima credente. Gesù ha detto: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Cristo non è presente, dunque, soltanto sulla barca del mondo o della Chiesa; è presente nella piccola barca della mia vita. Che pensiero, se riuscissimo a crederci veramente! Santa Elisabetta della Trinità vi ha trovato il segreto della propria santità. “Mi sembra – scriveva a un’amica – di aver trovato il mio cielo sulla terra, poiché il cielo è Dio e Dio è nella mia anima. Il giorno che ho capito questo tutto si è illuminato”.
Dio non lo incontriamo solo andando in Chiesa; possiamo adorare Dio “in spirito e verità” e intrattenerci con Gesù anche stando chiusi in casa, o nella nostra camera. Il cristiano non potrà mai fare a meno dell’Eucaristia e della comunità, ma quando questo è impedito da forza maggiore non deve pensare che la sua vita cristiana si interrompe. Se non si è mai incontrato Cristo nel proprio cuore, non lo si incontrerà mai altrove, nel senso forte del termine.
C’è una affermazione ardita circa il Natale che è rimbalzata di epoca in epoca, sulla bocca di grandi dottori e maestri di spirito della Chiesa: Origene, sant’Agostino, san Bernardo, Angelo Silesio, e altri ancora. Esso, in sostanza, dice così: “Che giova a me che Cristo sia nato una volta a Betlemme da Maria, se egli non nasce per fede anche nel mio cuore?”. “Dov’è che Cristo nasce, nel senso più profondo, se non nel tuo cuore e nella tua anima?”, scrive sant’Ambrogio. “Il Verbo di Dio – gli fa eco san Massimo Confessore – vuole ripetere in tutti gli uomini il mistero della sua incarnazione”. Una verità, come si vede, veramente ecumenica.
Facendo eco a questa stessa tradizione, san Giovanni XXIII, nel messaggio natalizio del 1962, elevava questa ardente preghiera: “O Verbo eterno del Padre, Figlio di Dio e di Maria, rinnova anche oggi, nel segreto delle anime, il mirabile prodigio della tua nascita”.
Facciamo nostra questa preghiera, ma, nella situazione drammatica in cui ci troviamo, aggiungiamo anche l’ardente supplica della liturgia natalizia: “Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno: Vieni e salva l’uomo che hai formato dalla terra”. Vieni e risolleva l’umanità stremata dall’orrore della guerra che “è sempre una sconfitta” (papa Francesco).
Tratto dal Mensile di "Frate Indovino", n.12, 2025