Il punto

Padre Mariano da Torino

mercoledì 10 dicembre 2025 di fr. Luca Casalicchio OFM Cap
I racconti di Natale e il senso profondo della festività

Benché padre Mariano da Torino, il celebre frate della prima televisione italiana, abbia operato nel mondo dell’etere tra la metà degli anni Cinquanta ed il 1972, la società stava già vertiginosamente cambiando. Egli ne era ben conscio e tutte le sue trasmissioni, le predicazioni, gli scritti, i filmati avevano come impegno di annunciare Cristo in un mondo che lo stava sempre più dimenticando. In tale impegno non mancarono tanti interventi sul Natale. Tra questi, quelli che mi sembrano più caratteristici sono alcuni racconti che egli aveva trovato nelle varie tradizioni e con cui leggeva in chiave cristiana i vari aspetti del modo di celebrare questa festa.

P. Mariano aveva il desiderio di aiutare i suoi ascoltatori e lettori a comprendere che il vero fulcro restava Lui, Gesù fattosi bambino, e che i vari cambiamenti delle nostre tradizioni, anche se non sempre lo si sapeva, convergevano sempre verso il Divino infante.

Per cominciare, due parole p. Mariano le dedicò agli alberi di Natale: Forse che dovremmo dire male dell’albero di Natale? In questi ultimi anni si sono fatte delle polemichette in famiglia. Si va dicendo che l’albero di Natale è di origine protestante. Ebbene, se così fosse, non sono anch’essi cristiani, anche se sono separati? Non possono onorare anch’essi Gesù in questo modo? L’albero del Nord è ricco di palloncini, ma soprattutto carico di doni: e non è forse questo il giorno dei doni che fanno tanto contenti i bambini e soprattutto i grandi? Questi gustano la bellezza delle parole di Gesù: “È più dolce dare che ricevere!”.

Due ben noti personaggi delle festività natalizie, Babbo Natale e la Befana, sono, invece, i protagonisti di un racconto tanto delicato quanto raro: Una leggenda cristiana bellissima narra che, quando Giuseppe e Maria fuggirono in Egitto con Gesù, avevano trovato rifugio presso due poveri vecchi, i quali avevano avuto tanti anni prima un bambino che poi era morto, lasciandoli nel dolore per tutta la vita. Però conservavano quella culla dove posero il Bambino in fasce. Quando al mattino i fuggiaschi ripartirono, la Madonna disse agli sposi ormai vecchi: “Voi non avete figli, però io vi dico che ne avrete molti; avrete per voi tutti i bambini del mondo”. Ecco perché Babbo Natale è tanto vecchio e stanco, perché da tanti anni sta portando doni. La donna, più debole, arriva pochi giorni dopo, ed è questa la Befana. Vi è, infine, il racconto di Tonio e Beppe, un insegnamento semplice e chiaro per tutti noi: C’erano, dunque, una volta, due poveri mendicanti: uno si chiamava Tonio ed era cieco, l’altro si chiamava Beppe, ed era zoppo e sciancato. Erano tanto poveri, ma più che poveri malati nell’animo perché pur vivendo l’uno e l’altro di elemosine, pur abitando nello stesso misero tugurio, non andavano d’accordo. Più che poveri erano miseri perché non si volevano bene e, pur non confessandolo neppure a se stessi, soffrivano tanto! Finalmente, una sera, avvenne il prodigio che li guarì. Era la sera della Vigilia di Natale. Erano stati tutto il pomeriggio al loro solito posto, ma i passanti e i fedeli, più numerosi, erano però più frettolosi e indaffarati del solito: scarse le elemosine: un Natale ben magro, l’indomani. Ormai era tardi, inutile attendere ancora. D’un tratto ebbero entrambi, senza volerlo, la stessa idea: entrare qualche istante in chiesa e andare vicino al Presepio. […] “È già tutto a posto?” chiede il cieco. “Sì” risponde lo sciancato, e comincia a descrivergli i personaggi, uno dopo l’altro. […] È tutto a posto, e stanno così qualche minuto in silenzio. Poi, fosse il silenzio, fosse la pace accogliente del tempio, fosse la musica che qualcuno ripassava all’organo per la funzione di mezzanotte o quell’essere vicini così, forse per la prima volta, insieme davanti a Gesù Bambino, fatto sta che cominciarono a commuoversi, a barbugliare qualche preghiera, a mescolare qualche lacrima alla preghiera che non riuscivano ad articolare. Poi Tonio prende la mano di Beppe e gli sussurra: “Come siamo sciocchi! Perché siamo tanto cattivi? Vogliamoci bene anche noi!”. […] E i due ancora poveri, ma non più miseri, si abbracciarono davanti a Gesù Bambino, e compresero che l’uno era utile e necessario all’altro, che andando d’amore e d’accordo il cieco avrebbe avuto un occhio per vedere, e lo sciancato un sostegno per camminare.

Tratto dal Mensile di "Frate Indovino", n.12, 2025