Francesco, i frati e i lebbrosi
I lebbrosi furono una presenza costante nella vita di san Francesco e, in qualche modo, furono un’eredità che egli passò ai suoi fratelli.
Il primo incontro con uno di questi infelici il Poverello di Assisi lo ebbe all’inizio del suo cammino di ricerca. Gli antichi biografi narrano che egli ne incontro uno mentre vagava a cavallo nei dintorni di Assisi. Vinta la naturale ripugnanza, scese dal suo destriero, gli si fece incontro, lo bacio e gli diede la bramata elemosina. Questo gesto così delicato ne segno la trasformazione e ne preparo l’incontro con il crocifisso di San Damiano. Ed al termine della vita san Francesco ricordo, nel suo Testamento, l’importanza di questo incontro che l’Altissimo aveva posto sul suo cammino.
Anche i primi frati servirono i lebbrosi e, spesso, dimoravano con loro. Un episodio poco conosciuto racconta di un lebbroso intrattabile servito con tanta pazienza dai frati. Essi un giorno se ne lamentarono con san Francesco, il quale, dopo aver pregato, si recò dall’infermo e si mise a servirlo personalmente e a fargli il bagno. E mentre lo lavava, questi guariva nel corpo e nell’anima.
L’insegnamento dell’Assisiate fu raccolto dai suoi figli. L’immagine più bella che tutti ricordiamo e quella di fra Cristoforo, di manzoniana memoria, che organizza e anima il lazzaretto di Milano. E la peste fu un banco di prova per i primi due frati cappuccini, i fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia da Fossombrone. Essi conducevano una vita ritirata in un povero eremo presso Camerino. Ma allo scoppiare della malattia contagiosa non si tirarono indietro e si misero al servizio della popolazione sfinita da tanto flagello. La duchessa di Camerino, Caterina Cybo, li noto e ne peroro la causa presso lo zio papa Clemente VII. A Roma, come abbiamo raccontato altre volte, i Cappuccini servirono i cosiddetti “incurabili”, cioè gli ammalati di morbo gallico (la sifilide), che erano scartati da tutti gli altri ospedali. E le pestilenze che colpirono l’Europa nel XVII secolo li videro spesso in prima fila. In Abruzzo, ad esempio, la peste del 1656 mietette molte vittime anche tra i frati, spesso di un intero convento, per la diuturna assistenza prestata agli ammalti da cui contrassero il morbo ferale.
È giusto ricordare che alcuni di essi lasciarono importanti testimonianze scritte di questo servizio. In Lombardia e in Francia alcuni confratelli scrissero importanti trattati sulla peste, che si basavano sulla loro esperienza diretta in varie città, perché chiamati dalle autorità pubbliche nella gestione dei lazzaretti. Oltre ad affrontare aspetti spirituali, essi forniscono indicazioni precise circa la prevenzione e la profilassi, l’organizzazione dei lazzaretti e il governo delle città durante il calamitoso evento. In tali frangenti anche i frati si ammalavano, a prescindere dall’aver servito o meno gli appestati e alcuni grandi conventi dovettero fare più quarantene. Per venirne a capo, ove possibile si faceva un lazzaretto per i frati nell’orto conventuale, in altri casi gli ammalati erano inviati nelle strutture cittadine. Va ricordato infine, come era avvenuto nella Roma pontificia, che ai nostri confratelli veniva chiesto di sovraintendere alla bonifica delle abitazioni private, onde evitare lo sciacallaggio.
La metà dell’Ottocento vide una nuova epidemia attraversare l’Europa: il colera. Di nuovo i frati furono chiamati a gestire gli ospedali e ad assistere gli ammalati. Questa epidemia fu tanto più sconvolgente in quanto non si sapeva nulla di questo male e come curarlo.
Concludiamo il nostro viaggio ricordando un frate cappuccino missionario in Brasile: p. Daniele da Samarate. Questi curo i lebbrosi, ma, nel 1908, fu anch’egli contagiato. Dal 1914 si ritiro nel lebbrosario di Tucunduba presso Belem do Para. Qui continuo ad assistere i malati con cui condivideva, nel suo corpo, le stesse sofferenze.
PS Ancora oggi i nostri missionari continuano ad assistere i lebbrosi e, grazie ai benefattori di Frate Indovino, recentemente è stato aiutato il Centro hanseniano “San Francesco” di Ambanja (Madagascar) per l’acquisto del latte in polvere, cibo proteico estremamente adatto per i lebbrosi di ogni età.