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Voce Serafica Assisi

Victor, più si dà più si riceve

22 marzo 2023
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La mensa è un luogo dove giungono, si incontrano – spesso fanno amicizia – tante persone, con i più vari vissuti… un vero intreccio di destini. Basta mettersi in ascolto e i volti si illuminano, le esistenze acquistano una rilevanza, una loro sensibile importanza. E i loro racconti ci regalano anche forza e bellezza.

Ecco la storia di un volontario “speciale”, il responsabile della mensa Victor Bertoli… raccolta da don Marco Briziarelli


Victor, qual è la tua storia?
Sono un giovane 68enne nato a San Francisco in Argentina, appartengo alla seconda generazione di italiani nati all’estero. Dal 1986 vivo in Italia insieme alla mia famiglia. Mi sono laureato in Ingegneria elettromeccanica e ho lavorato a Torino in una azienda di cinture di sicurezza e poi in un grande gruppo automobilistico italiano (FIAT). Da sempre ho avuto una grandissima passione per la cucina, in particolare per i secondi piatti, la mia specialità è la carne alla griglia. Nel 2016, dopo un’esperienza di malattia grave, ho deciso di approfondire questa passione naturale e mi sono qualificato all’Università dei Sapori di Perugia e oggi, grazie alla pensione raggiunta nel 2019, ho tempo a disposizione e mi sono “ritrovato” coordinatore volontario della mensa “don Gualtiero” presso il Villaggio della Carità “Sorella Provvidenza”.

Come sei arrivato all’esperienza di volontario in Caritas?
La mia esperienza in Caritas diocesana Perugia–Città della Pieve nasce da una richiesta di volontariato inviata nell’autunno del 2021 attraverso il sito www.caritasperugia.it. E poi, conoscere te, in veste di direttore della Caritas, e il presidente della Fondazione di Carità San Lorenzo, Maurizio Santantoni, ha fatto incontrare il mio desiderio di iniziare un’esperienza di volontariato, con il vostro sogno di avviare un nuovo progetto chiamato genericamente “progetto mensa”. In base alle mie competenze si è deciso che mi sarei occupato della sistemazione delle cucine già esistenti, della determinazione dei criteri di distribuzione pasti e poi in fase operativa della gestione degli approvvigionamenti e del magazzino e soprattutto di coordinare e animare il gruppo volontari con l’obiettivo di creare una vera squadra. Una scommessa quotidiana, un servizio molto particolare e molto faticoso che vede impegnati i volontari dalle 9.30 della mattina alle 15.30 del pomeriggio.

Qual è il dono più bello che hai ricevuto in questo tempo?
Il contatto quotidiano con i poveri, ormai più di 100 al giorno, e l’essere partecipe del loro percorso di ritorno all’autonomia sono un dono di rara bellezza.

Che rapporto hai con le persone che ogni giorno usufruiscono della mensa?

Vivere un servizio che mette al centro la loro dignità, servendo loro un pasto che abbia la qualità di un ottimo ristorante, genera in me ogni giorno il desiderio di prendermi cura del fratello e della sorella che accogliamo e allo stesso tempo la soddisfazione di scoprire che più riesco a donare più ricevo. Tutto questo mi dà la motivazione per dare tutto me stesso sempre.

Perché una persona nella propria vita dovrebbe aprirsi a un’esperienza di volontario?
Fare il volontario fa bene, per me significa rispondere a una chiamata che viene dalla mia pancia, dall’interno del mio cuore, una chiamata alla condivisione e al restituire ciò che ho ricevuto. Vedere l’eterogeneità dei nostri volontari, che spaziano dal manager di azienda agli stessi fruitori della mensa che desiderano essere parte attiva nel servizio, mi fanno dire… coraggio! C’è spazio per tutti!

Quali difficoltà vivi nel servizio?
Non so se vivere il servizio come una missione sia una difficoltà, di sicuro non conosco né limiti di orario né limiti di disponibilità, ma questi sono tratti del mio carattere che vivevo anche quando lavoravo. Sicuramente, una fatica la vivo nello stare alle regole e nel rispetto di tutti i regolamenti. La mia parte di artista – ogni cuoco lo è – sta scomoda in tutti gli adempimenti burocratici, ma riconosco la loro importanza e la loro assoluta necessità per fare bene il bene.

Come vedi la mensa “don Gualtiero” in futuro?

In uno sguardo a lungo termine, oserei dire cristianamente profetico, spero che il servizio mensa possa crescere andando oltre il cibo; auspico che cresca tra noi volontari e i “commensali” una conoscenza sempre più profonda, una relazione sempre più autentica che ci porti a costruire percorsi e progetti che mettano sempre più in rete le risorse interne alla Caritas con le risorse esterne, una sinergia per il contrasto a tutte le forme di povertà.


  Ascolta la puntata del Podcast "Il cuciniere nell'orticello" con Victor ospite dei nostri microfoni. Clicca qui

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