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Voce Serafica Assisi

Missione in Camerun: l’amore che crea e resiste

11 ottobre 2021
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Nel cuore dell’immensa foresta lussureggiante del Nord-Ovest del Camerun si trova Shisong, un villaggio piuttosto sperduto – la strada per arrivarci è a dir poco sconnessa – eppure centro pulsante e vitale della missione dei frati cappuccini lombardi e delle suore terziarie francescane. I frati operano in questo luogo dal 1982: tra di loro – da più di 20 anni – c’è anche mio zio.
Il desiderio di andare a trovarlo e di conoscere più da vicino la sua vita è stata la spinta che mi ha portata a partire insieme ad altri 10 ragazzi e 2 giovani frati. Siamo un gruppo formato da persone molto diverse tra loro, ma con la stessa voglia di conoscere e mettersi in gioco.
Al mio arrivo a Shisong rimango subito colpita da due cose: la sua terra rossa e il calore dell’accoglienza delle persone che ci stavano aspettando: bambini, uomini, donne, anziani, preti, suore. Insomma c’erano proprio tutti: accoglienza che si trasforma presto in legame e amore per questo Paese.
Il Camerun è il tipico stato africano, povero e fortemente instabile, in cui la maggior parte della popolazione, composta da più di 150 etnie, si dedica principalmente all’agricoltura. Altissimo è il tasso di disoccupazione, così come molto numerosa la popolazione che vive sotto la soglia della povertà.
Noi alloggiamo dalle suore terziarie francescane, che hanno una comunità a pochi passi dalla parrocchia e dal convento dei frati. È la nostra base per tutto il mese di permanenza in questo luogo. Da qui, durante le nostre giornate, facciamo visita alle famiglie sparse nei vari villaggi dei dintorni, che abitano in case di paglia e fango che per noi si trasformano in castelli. Aprono le loro porte a perfetti sconosciuti in visita con grande gentilezza. Chiacchierare con loro nella lingua universale del cuore, mi fa percepire la vera felicità, quella semplice dell’accoglienza fatta con immensa dignità e ricevuta, lo sento, come un onore. E poi, certo, ci sono loro, i bambini, con i loro grandi occhi pieni di curiosità, i loro sorrisi, il loro amore puro ed incondizionato. Loro, che fin dalla mattina ti aspettano fuori di casa e ti travolgono per dirti: “Good morning Veronica, at what time we playing?”, “Buongiorno Veronica, a che ora giochiamo?”.
Sono proprio loro, dopo le mattinate passate nei villaggi, ad animare i nostri pomeriggi, attraverso giochi, canti, girotondi e tutto ciò che rende felici non solo i bambini ma anche noi adulti, perché ci riportano alla purezza dell’infanzia. Organizziamo per loro una sorta di animazione oratoriale: momenti di disegno, giochi di gruppo, tornei e anche momenti di canto e ballo. E quando piove? Tutti a ripararci in alcune aule della parrocchia, o il più delle volte in chiesa, dove i bambini prendono gli strumenti e suonano. La voglia di far festa e la spontaneità di questi bambini non può essere fermata!
Uno degli incontri più belli è con Mario, un bimbo di circa 5/6 anni, esempio di come “l’odio si trasforma in amore”. Inizialmente è molto irrequieto, sembra che mi abbia preso di mira, quando gioco con i suoi coetanei ci prende in giro, con smorfie e versi. Il suo è un chiaro richiamo all’attenzione. E allora, dopo molti inviti, finalmente accetta di fare il girotondo con noi: da quel momento, non mi lascia più! Sta sempre attaccato, non più per farmi i dispetti, ma per giocare, per abbracciarmi e darmi baci. Mario conquista il mio cuore e ogni volta che penso al Camerun penso ai suoi occhi neri e profondi e al suo sorriso che continuano a donarmi tante emozioni.
Oltre a queste attività facciamo visita alle varie realtà seguite dai frati, tra cui il Cardiac Center di Shisong, che poi è uno dei migliori centri cardiochirurgici di tutta l’Africa. È una perla non solo della sanità, ma anche della cooperazione e della solidarietà. Serve un bacino potenziale di 200 milioni di persone e dalla sua inaugurazione (novembre 2009) a oggi, ha eseguito oltre 1.500 interventi. Un centro altamente specializzato per le cure cardiopatiche in un posto così remoto potrebbe sembrare una follia. Eppure, proprio qui si sono create le condizioni per far nascere qualcosa di straordinario, grazie al lavoro di tanti, tra cui frati e suore.
Inizialmente il pensiero di entrare in questo ospedale e attraversare i reparti con i bambini malati di cuore, mi turba e mi mette tristezza. Ma appena metto piede nel centro incontro proprio le suore francescane, che mi accolgono con un sorriso pieno d’amore, di quelli che ti contagiano e che ti mettono pace. Allora dimentico le mie paure di vedere tanta, troppa sofferenza e arriva al mio cuore solo la gratitudine e la gioia di chi ha la fortuna di poter essere curato. Trascorro così la maggior parte del tempo in ospedale in compagnia dei bambini appena operati di cuore, delle loro mamme e delle suore infermiere. Durante la mia permanenza riesco a vedere con i miei occhi e percepire con il mio cuore la potenza della Parola e dell’amore del Signore.
I frati cappuccini in Camerun, oltre alle attività di evangelizzazione, si sono impegnati in diversi progetti per lo sviluppo della popolazione: scuole, cooperative per le donne, aiuto e recupero dei carcerati nelle prigioni, sostegno ai malati di mente e alle famiglie dei villaggi più remoti. Rimangono fortemente impressi in me i volti delle persone incontrate e la loro gratitudine verso i francescani, strumento dell’amore del Signore.
Le messe domenicali e persino i funerali diventano delle vere e proprie celebrazioni della vita; il momento più toccante e riflessivo è senza dubbio l’offertorio, quando i fedeli, al ritmo di danze e musica, portano in offerta ciò che hanno: chi un sacco di riso, chi un pollo, chi semplicemente un fiore, ma ognuno è lì per rendere grazie al Signore.
Poter vivere questa esperienza è stata per me un dono enorme. Ogni persona che ho incontrato in questo straordinario viaggio contribuisce ad aprire il mio cuore e a cambiare il mio sguardo verso il prossimo. Il Camerun diventa così il punto di un nuovo inizio, il custode di un pezzo del mio cuore, una casa dove sono amata.
Oggi questo Paese sta subendo una tremenda guerra civile. Tutto ciò che l’amore del Signore è riuscito a costruire, l’odio lo sta distruggendo: i bambini non hanno più una scuola, il Cardiac Center è chiuso, le case ed i villaggi sono stati presi d’assedio. L’unica cosa che resta è la presenza e la forza di volontà dei frati di andare avanti, di non arrendersi, di non abbandonare la popolazione per continuare a diffondere l’amore del Signore attraverso le cure e un supporto concreto.
Quando un Paese ti entra nel cuore, quando hai visto come l’amore di Dio in quel luogo è stato in grado di fare miracoli… avverti una maggiore sofferenza nel sapere che tutto viene distrutto dalla incoscienza degli uomini. Ma… da sempre sognatrice e portatrice di un messaggio di pace, prego affinché in Camerun l’odio e le cieche violenze si fermino e l’amore torni a trionfare e a raccogliere i suoi luminosi frutti.

a cura di Giulia Maio

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