Ma io sono uno che è fuggito dall’Egitto, e prego Dio che nessuno della mia progenie ci ritornerà. Ho assistito (comprendendole solo in parte) all’eroica sofferenza e alla morte precoce in estrema povertà di mia madre, che mi aveva portato nella Chiesa (…). Fin dall’inizio mi sono innamorato del Santissimo Sacramento, e per grazia di Dio non me ne sono mai allontanato: ma, ahimè!, in effetti non sono sempre stato all’altezza. (…) Per me non il Segugio del Cielo, ma l’incessante silenzioso richiamo del Tabernacolo, e un senso di fame implacabile. (…) Ora prego per tutti voi, incessantemente, che il Guaritore (lo Hælend come il Salvatore era chiamato in inglese antico) sani i miei difetti, e che nessuno di voi smetta mai di invocare Benedictus qui venit in nomine Domini.
La fame implacabile di cui ci parla Tolkien in questa lettera dedicata al figlio tocca e fa risuonare le corde del magistero di Papa Francesco sul mistero dell’Eucaristia.
S. Tommaso, il Doctor Communis, elenca almeno quattro nomi universalmente validi con cui ci riferiamo all’Eucaristia, il sacramento per eccellenza: nella sua Summa l’Eucaristia è compresa anzitutto come alimentum, in due forme, la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica vera e propria: come il battesimo, infatti, è generatio della vita spirituale, la confermazione è augmentum, l’Eucaristia è appunto alimentum (cibo che nutre); sacrificium (il sacrificio, ossia il memoriale della croce di Gesù); nel nostro presente è communio (la comunione, l’amore di Cristo e tra di noi); e infine viaticum, il viatico, il pane eucaristico destinato alle persone che muoiono. Il nome Eucaristia è forse il più bello, e come ci ricorda papa Francesco nelle catechesi che ha dedicato all’Eucaristia, «significa ringraziamento: ringraziamento a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che ci coinvolge e ci trasforma nella sua comunione di amore» (8 novembre 2017).
La parola “eucaristia” nel suo significato tecnico di Cena del Signore non è attestata nei vangeli, ma a partire dai Padri Apostolici. Non possiamo tracciarne qui la storia, ma nel Concilio di Trento: nel primo canone di questo fondamentale “sinodo”, è stabilito che nel sacramento dell’Eucaristia il Signore è presente vere realiter et substantialiter, cioè davvero, realmente e nella sua più profonda sostanza. Papa Francesco molto spesso ha dedicato tempo e spazio alla pietà eucaristica, anche solo scorrendo i documenti del magistero sono frequentissimi soprattutto i suoi richiami all’importanza dell’Adorazione eucaristica.
Il Concilio Vaticano II dà in frequenti passaggi la definizione più alta e più conosciuta di Eucaristia, ovvero: fons et culmen di tutta la vita cristiana:
"(…) la liturgia [eucaristica] è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore (SC 10).
Partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, [i fedeli] offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa, così che tutti, sia con l’offerta che con la santa comunione, compiono la propria parte nell’azione liturgica, non però in maniera indifferenziata, bensì ciascuno a modo suo. Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa comunione, mostrano concretamente la unità del popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente effettuata (LG 11)."
Partiamo da qui per addentrarci in alcuni documenti di Francesco, che è stato un prete formato alla scuola del Concilio Vaticano II, è stato il primo papa della Compagnia di Gesù (attento cioè al tema e alla virtù del discernimento) e il primo pontefice latinoamericano, con una consolidata esperienza di pastore.
È chiaro che un papa parli di Eucaristia. Francesco non ha fatto eccezione e in particolare, molto spesso, quando nei suoi discorsi pubblici, udienze, omelie e negli scritti, ha istruito i fedeli sui mezzi di santificazione, lo ha fatto parlando insieme di Eucaristia, condivisione della Parola e perdono dei peccati.
Nella Lumen fidei, prima lettera enciclica, che significativamente è un frutto di Francesco e Benedetto, l’Eucaristia è presentata come incontro con Cristo e atto di memoria: l’incrocio di due assi su cui la fede percorre il suo cammino. È memoria forte, non psicologica, non metaforica dell’origine, del presente e del futuro. È dunque memoriale. Nell’omelia del Corpus Domini del 2019 Bergoglio dice dell’Eucaristia che è «il memoriale che guarisce la nostra memoria, che è la memoria del cuore. Questo memoriale è un tesoro della Chiesa da mettere al primo posto».
Veniamo alla sua vera e propria magna charta, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013):
"L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è il premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa (EG 47)."
Qui troviamo affermato un caposaldo del suo magistero eucaristico, un ritornello che abbiamo sentito molto spesso da Francesco. Anche nell’Angelus del 6 giugno 2021, disse: «Quando riceviamo l’Eucaristia Gesù (…) che ci conosce, sa che siamo peccatori, sa che sbagliamo tanto, ma non rinuncia a unire la sua vita alla nostra, sa che ne abbiamo bisogno perché l’Eucaristia non è il premio dei santi, no, è il Pane dei peccatori. Per questo ci esorta “Non abbiate paura, prendete e mangiate”». Prudenza e audacia, dunque, sono la coppia di opposti polari che ispira Francesco a incoraggiare i ministri a scelte che, come dice, avranno anche alcune conseguenze pastorali.
Con la lettera enciclica Laudato si’ (2015) vediamo il legame tra Eucaristia ed ecologia integrale. Perché l’Eucaristia è fonte di luce e motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente? Perché – e qui Francesco non poteva essere più esplicito – Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura, raggiungendo la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Dunque, non ha mai riconosciuto alcuna divinità nella Pacha Mama, ma piuttosto ha indicato la via cristiana all’ecologia: il cristiano reputa sacro il mondo perché esso è in relazione dialettica con Dio, al punto da diventare egli stesso sacerdote del creato, che ri-offre a Dio la sua creazione. Questa preoccupazione per l’ambiente non è diversa dalla preoccupazione per i popoli che, per mancanza di sacerdoti, non possono vivere dell’Eucaristia. Per cui quanto affermato nella Laudato si’ viene citato nuovamente nell’esortazione postsinodale Querida Amazonia (2020).
Nella Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere (2016) sulla vita contemplativa femminile, Francesco chiama l’Eucaristia «il sacramento per eccellenza, il cuore della vita di ogni battezzato». E ancora nella catechesi del 5 febbraio 2014 «la sorgente stessa della vita della Chiesa».
"L’incontro con Gesù nelle Scritture ci conduce all’Eucaristia, dove la stessa Parola raggiunge la sua massima efficacia, perché è presenza reale di Colui che è Parola vivente. Lì, l’unico assoluto riceve la più grande adorazione che si possa dargli in questo mondo, perché è Cristo stesso che si offre. E quando lo riceviamo nella comunione, rinnoviamo la nostra alleanza con Lui e gli permettiamo di realizzare sempre più la sua azione trasformante."
Così leggiamo al numero 157 dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate (2018) dove, ancora una volta, Francesco instaura un forte legame tra la Parola delle Scritture che si fa parola vivente nell’Eucaristia. La liturgia della Parola e la liturgia eucaristica, dunque, sempre intimamente unite.
Ed eccoci, infine, alla lettera apostolica sulla formazione liturgica del popolo di Dio Desiderio desideravi, in cui troviamo ribadita, con altre parole, l’idea cardine di Evangelii gaudium, e cioè che alla cena del Signore nessuno si è guadagnato il diritto di esserci, e che partecipare al sacrificio eucaristico non è una nostra conquista. Tutto nasce dal desiderio di Cristo di mangiare con noi.