
Il Natale non è solo una festa di luci e regali. È Dio che sceglie di nascere in mezzo a noi, di condividere il nostro provvisorio esistere, le nostre ferite, lacrime, paure. Dio nasce, ma non negli edifici dorati. Nasce in una stalla, al freddo e al gelo, per dirci che la santità non abita in luoghi perfetti (nei “palazzi di cristallo”), ma nelle piccole e grandi crepe della nostra dimessa quotidianità.
Il Natale è la festa della prossimità. Dio non resta lontano, ma si fa vicino, si fa piccolo, si fa bambino e in quella creatura c’è la rivoluzione della tenerezza e insieme la denuncia di ogni forma di arroganza. Ma il Natale non è solo nascita. È anche rinascita. È la possibilità che qualcosa di nuovo germogli dentro di noi, che il cuore – indurito da frustrazioni e delusioni – si sciolga, che le relazioni spezzate si ricompongano, che la pace – quella vera – torni ad abitare le nostre case, le nostre città, il nostro mondo.
Facciamo in modo che il Natale non resti solo una parentesi, ma sia un principio, un sincero inizio. Un atto di fede nella vita, anche quando sembra calare la notte, perché la luce di Betlemme è una chiamata a essere luce per noi e per gli altri.
E allora, in questa festività, non domandiamoci solo cosa possiamo ricevere, ma cosa può rinascere in noi: forse quel sogno nascosto, forse quella parola (di conforto, di perdono) che non abbiamo detto… forse quella determinazione ad essere veramente umani. Buona nuova nascita a tutti!
Tratto dal Mensile di "Frate Indovino", n.12, 2025