Il punto

Essere lievito di pace

mercoledì 30 luglio 2025 di fr. Andrea Gatto OFMCap
La convocazione dei giovani cappuccini europei

Manifestiamo lo spirito della nostra vita fraterna in minorità e diveniamo un lievito di giustizia, unità e pace

Dalle Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini

Un grido di giubilo è esploso quando Papa Leone, dalla finestra dell’Angelus, ha salutato nella scorsa domenica la presenza di più di un centinaio di giovani frati cappuccini dell’Europa, raccolti a Roma al Collegio Internazionale S. Lorenzo da Brindisi per la Convocazione Fraterna Europea (23-28 luglio 2025). 

«Manifestiamo lo spirito della nostra vita fraterna in minorità e diveniamo un lievito di giustizia, unità e pace». Queste sono state le parole delle nostre Costituzioni che hanno ispirato e accompagnato le nostre giornate. Possiamo dire che ci siamo realmente “incontrati”. 

Incontrati sulla terra comune della nostra vocazione cappuccina, animati dallo stesso carisma, che lo Spirito non si stanca di donare e “tradurre” nelle vite originali di ciascuno, e ancora vivo in questa generazione nuova di uomini sulle orme del Cristo, Signore della storia. 

La convocazione si è snodata in una manciata di cinque giorni, scanditi dalla condivisione, l’ascolto che ci siamo donati a vicenda, l’accompagnamento e le parole sapienti dei formatori, l’amicizia nella comune via cappuccina di santità. E questa via è un processo di conversione dalla periferia della nostra miseria, al centro del cuore paterno e materno di Dio. 

Una via di minorità, come ci ha ricordato fra Roberto Pasolini, nuovo predicatore della Casa Pontificia, che viene a noi dall’esperienza di Francesco d’Assisi e che lo Spirito rinnova nella vita di ogni frate chiamato. Questa esperienza - ci è stato ricordato - è stata innescata nella vita di Francesco dall’incontro con i lebbrosi, qualcuno cioè che è “più piccolo” (appunto minor) di noi. E che cosa accade a Francesco? «Il Signore stesso - dice lui nel Testamento - mi condusse tra loro e usai con essi misericordia», quasi come se questa misericordia l’avesse in tasca da sempre come la carta perfetta da giocare. La misericordia, che è una delle qualità che ci rendono più simili a Dio, si attiva in noi quando ci troviamo davanti a qualcuno di più piccolo di noi. Questo capovolge le nostre prospettive, dall’amaro del nostro egocentrismo e dalla smania di affermare noi stessi, alla dolcezza di stare al secondo posto, di essere discepoli e a nostra volta “discepolare” (fare discepoli, ovvero annunciare a ogni creatura il Vangelo).

Discepolare non con il potere, ma andando verso gli altri da minori, come i più piccoli sono venuti verso di noi insegnandoci lo stile di Dio, un Dio che ha voluto aver bisogno di altri per manifestare al mondo il suo amore irriducibile, che ospita, che costruisce la pace. 

Studenti e formatori, insieme, in un unico laboratorio di fraternità in cui non solo immaginare la nostra vita, ma raccontarla al cuore di ogni altro fratello che vive la stessa vocazione, magari a un’altra latitudine della nostra amatissima Europa. Amatissima e oggi terra di missione, come mai nella nostra storia. 

Così anche il ministro generale fra Roberto Genuin ha incoraggiato i fratelli ad ascoltare - in primissima battuta - il Signore, a coltivare con Lui un rapporto serio, condizione imprescindibile di una vita cristiana, cappuccina felice, permettendogli di trasformarci ed operare così da testimoni. Tra le molte parole salienti che ci ha consegnato, la disponibilità a collaborare con i fratelli di altre circoscrizioni… perché non importano i numeri più o meno ridotti della nostra fraternità europea, le provenienze culturali, ma l’apertura a vivere insieme. E dove si facesse presente il desiderio della missione, tratto così peculiare del nostro Ordine, la raccomandazione è di non soffocarlo, non temere di esprimerlo. Se è autentico, cioè purificato da ogni protagonismo o tentazione di fuga, certo fiorirà e darà buoni frutti. Nessuna istituzione, infatti, può bloccare l’ispirazione carismatica. Oltre un’ora di dibattito e tante domande dei fratelli hanno usurato le corde vocali di fra Roberto, ma sono state il segno inequivocabile che l’entusiasmo dei giovani cappuccini è vivo e il cuore pronto. Tra gli aspetti carismatici che il ministro ha messo in luce con più vigore, quello di non dimenticare che dovunque siamo posti da Dio, lì possiamo essere persone felici, e che minorità non è anzitutto amministrare sacramenti, ma imparare a vivere insieme, senza riporre troppa fiducia nei beni materiali, perché Dio provvede sempre ai suoi figli poveri. 

Scegliere di vivere insieme - come anche fra Gaetano La Speme ci ha aiutato a comprendere, in un pomeriggio intenso di “laboratorio” in cui ci siamo confrontati sullo stile delle nostre relazioni, talvolta complesse ma sicuramente vitali per crescere nell’identità personale e al tempo stesso nell’appartenenza a questa famiglia di fratelli.