Vacanza. Che significa essere vuoto, libero. Un tempo in cui, nell’apparente inattività, corpo e spirito riposano, cioè si posano di nuovo sulle cose. Sono quelle cose che forse normalmente ci sfuggono e che corriamo il rischio di perderci, e che durante le vacanze possono essere ritrovate con più tempo e attenzione, e con il cuore sgombero da preoccupazioni e assilli. Queste cose in cui poi uno si riposa, a ben vedere, non sono cose, ma spesso sono relazioni, amici e persone care, oppure hobbies o passatempi, ma che chiamarli così non rende loro il giusto onore, perché in fondo sono quelle fonti di vita che il tempo non lo fanno passare, ma abitare.
Questi tempi vuoti, liberi, potrebbero diventare anche tempi morti, in cui invece di fare entrare più vita, restiamo inoperosi e pigri, magari perché le fatiche accumulate durante l’anno hanno esaurito le nostre scorte di entusiasmo o energia.
Questo vale anche per la nostra vita interiore.
Quante persone, anche tra i non credenti, sempre più spesso scelgono di optare per destinazioni orientali, facendo esperienze immersive in wat buddisti; e quanti cristiani, invece, si regalano dei lunghi weekend rigenerativi nelle spa. E va bene! La logica dello slow tourism, il turismo lento, prende sempre più piede, quell’approccio sano verso viaggi e vacanze, che privilegia la qualità del tempo speso piuttosto che la logica del mordi-e-fuggi.
Il tempo però non è qualcosa da spendere, anche se si dice che il tempo è denaro. Il tempo è essenzialmente dono. Quale tempo? Quello che l’almanacco di Frate Indovino conta sulle pagine del suo caleidoscopico calendario? Anche! C’è una sapienza che le dense pagine dell’almanacco insegnano, perché non è solo un elenco dei giorni, ma ogni giorno ha il suo santo in paradiso, ogni giorno la sua personalità, la sua alba e il suo tramonto, la sua agenda. Ma nelle agende il tempo è stretto, perché ogni ora chiama quella dopo. Per Agostino il tempo è la dimensione del mondo creato e la sua realtà è quella di ogni uomo che questo tempo, appunto, lo trascorre. Distensio animi.
L’uomo, allora, dice Agostino, è «come un secondo creatore, perché grazie alla sua capacità di riunire passato, presente e futuro, vive la sua dimensione temporale da protagonista per mezzo dell’anima che gli è stata partecipata da Dio». Come dilatare dentro di noi il dono del tempo?
Incontrarsi: darsi un tempo per incontrare anzitutto se stessi e ricontattare l’intimità del cuore, il luogo più recondito e prezioso in cui avviene il dialogo personale con Dio Padre. Aprirsi alla relazione con gli altri, senza consumare aperitivi scadenti, e senza farsi divorare dal bisogno estenuante di aggiornare i nostri profili social. Incontrarsi illumina la solitudine e ridesta la nostra capacità di essere grati. Date una festa per i vostri amici, raccontatevi di nuovo. Molte congregazioni religiose propongono anche gli esercizi spirituali: anche lo spirito ha un peso forma.
Leggere: che significa raccogliere e scegliere. Raccogliere i pensieri, che altrimenti ci disperdono, magari facendosi suggerire sentieri (e pensieri) nuovi dalla novella di un altro. Scegliere una lettura desiderata da tempo e che abbiamo dimenticato su quello scaffale in alto o sul comodino (i vangeli di solito sono tra i più dimenticati. Ci ha atteso e si è lasciata infarinare di polvere. Una possibilità sono anche gli audio-libri, ma li sconsiglio. A meno che tu non voglia ascoltare della musica, magari quell’album che è stato la colonna sonora di un passaggio importante della tua vita. Ascoltalo alla presenza di Dio, vedi che ne scoprirai un gusto nuovo.
Pregare: ad esempio, la preghiera del rosario, che ha una natura litanica, cioè ripete le stesse parole. Questo concilia la distensione del cuore, ristabilisce il focus sulla vita di Gesù, stringe la nostra relazione con la madre di Dio. Per chi è munito di cuffie, perché non esplorare le diverse app di preghiera ormai accessibili sugli smartphone? Una che si sta diffondendo anche in Italia, ad esempio, è Hallow. Per chi già vi è familiare e vuole restare “fedele” alla liturgia delle ore, Liturgia CEI farà al suo caso. Prima di tutto però, accorgersi di respirare!
Decidersi per il silenzio: silenzio vuol dire anche silenzio stampa! Una persona che conosco, ad esempio, decide di usare il telefono solo due volte al giorno durante le sue vacanze. Potresti anche non scattare foto e ricevere la bellezza della realtà nella tua memoria, che è una formidabile fotocamera, senza filtri. Silenzio potrebbe voler dire anche accostarsi a un paesaggio, una riserva naturale, dedicarsi un’escursione in montagna: con le sue vibrazioni autentiche la natura ripara i nostri timpani interiori.
Non sono consigli, ma piste di atterraggio. Atterrare sulla pista del tempo e scoprire che la mappa è dentro di noi.