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Voce Serafica Assisi

Con Carlo Acutis sulle orme di san Francesco

15 ottobre 2021
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Ottobre: mese francescano, mese missionario, mese dedicato alla Madonna del Rosario. Quest’anno ottobre sarà anche il mese in cui il giovane Carlo Acutis (1991-2006) diventerà beato nella Basilica Superiore di Assisi. Santo della porta accanto, citato come modello di virtù per i giovani nella Christus vivit di papa Francesco, Carlo Acutis è morto a soli 15 anni a Monza, lasciando una scia luminosissima nel mondo e nel cuore di chi l’ha incontrato.
Innamorato di san Francesco e di santa Chiara, il suo corpo riposa dall’aprile del 2019 nel Santuario della Spogliazione, l’antica chiesa di Santa Maria Maggiore ad Assisi. Qui, secondo la tradizione, san Francesco ricevette il battesimo e compì il gesto rivoluzionario di spogliarsi davanti al padre, Pietro di Bernardone.
Da tre anni, il Rettore del Santuario è un cappuccino brasiliano: fra Carlos Acácio Gonçalves Ferreira. Lo abbiamo incontrato per approfondire alcuni aspetti della santità di Carlo.

Padre Carlos, in pochi anni la luminosa testimonianza di Carlo Acutis ha fatto il giro del mondo. Chi era questo ragazzo? 
 
Carlo Acutis era un adolescente normale ed eccezionale al contempo. Aperto, ironico, entusiasta delle novità che lo circondavano, amava la tecnologia, la musica, stare con gli amici. Era un piccolo genio dell’informatica e si era impegnato per un uso responsabile del web (è famoso il sito internet che realizzò a soli 14 anni per diffondere la conoscenza dei miracoli eucaristici). Era bello, solare, ricco, eppure è stato capace di vivere, con misura e leggerezza, un distacco naturale dai beni materiali.

Qual era il suo segreto?
L’amore profondissimo per Gesù Eucarestia, che definiva la sua «autostrada per il Cielo», per la Madonna (era stato a Fatima) e per i poveri (frequentava l’Opera San Francesco a Milano).

Nell’aprile del 2019 Carlo è stato trasferito dal cimitero di Assisi, dove era stato sepolto per sua volontà, al Santuario della Spogliazione. Perché?
È un luogo che ben rappresenta Carlo. Lui diceva «la santità non è un processo di aggiunta, ma di sottrazione. Meno io per lasciare spazio a Dio». Carlo ha capito subito che per essere felice doveva spogliarsi come Francesco, rinunciare al suo ego per rivolgere lo sguardo in alto, dritto in Dio.

San Francesco è stato un grande amico per Carlo. In cosa è stato simile a lui?
Credo che la cosa più evidente sia sul come ha affrontato la morte, nostra sorella morte corporale. In questo vedo un approccio molto simile a Francesco. Carlo è morto a Monza il 12 ottobre del 2006 in seguito a una leucemia fulminante. Ha offerto tutto al Signore, col sorriso. La morte l’ha accolta come sorella nella volontà del Padre.

Sebbene fosse così piccolo ha avuto la forza di convertire chi gli era accanto…
Il suo domestico, per esempio, induista bramino. Si fece battezzare e divenne cristiano grazie a Carlo. La purezza del suo cuore non passava inosservata. Brillava e innamorava.

Com’è diventato beato?
È stata riconosciuta la sua intercessione nella guarigione miracolosa di un bambino brasiliano malato al pancreas (2013). Quanti legami con il mio Brasile! Pensi che Carlo è morto il giorno della Madonna patrona del Brasile, Nossa Senhora Aparecida. Non solo. Da poco abbiamo fatto anche una bellissima scoperta: Carlo si era interessato di alcuni francescani e, in particolare, ha fatto delle donazioni ai Cappuccini dell’Amazzonia, la mia terra!

Dunque non avete solo il nome in comune e l’amore per san Francesco…
No (ride). Tanti piccoli segni mi hanno condotto fin qui, in questo santuario, e mi legano sempre di più al piccolo Carlo. Io lo chiamo il mio “piccolo maestro”. Non era un sacerdote o un frate, non apparteneva a nessun movimento. Eppure ha vissuto tutta la sua breve esperienza terrena attingendo al tesoro nascosto nella via ordinaria della Chiesa: la Parola di Dio, l’Eucarestia, la Confessione. Questo è un tesoro quotidiano, che si rinnova ogni giorno se diciamo il nostro sì, come ha fatto lui. Dio ci parla nella piccolezza e nella straordinaria ordinarietà della vita.

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