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Luca Attanasio - Un animo francescano

25 marzo 2021
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Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) ucciso nell’Est del Paese sulla strada verso Goma, la capitale del Nord-Kivu, era un diplomatico speciale, un uomo di vera fraternità. Aveva appena 44 anni, era un uomo di terreno, dove arrivava si rimboccava le maniche e risolveva i problemi che via via gli si presentavano. In RDC, ad esempio, sono presenti centinaia di congregazioni religiose e di Ong che si scontrano con continui problemi logistici: Attanasio li risolveva, o cercava di risolverli mantenendo sempre la calma, «senza mai pronunciare una parola contro chicchessia», come dice un suo collega, «trovando soluzioni inattese mettendosi sempre al servizio dei più poveri», secondo le parole di un altro diplomatico. Viveva nella sua professione «in continuo dialogo, sapendo che il dialogo lo esercitava già in casa sua con la moglie marocchina», come dice il suo ex segretario. L’avevo incontrato nel febbraio 2020, nella sua ambasciata. Gli avevo chiesto cosa mi suggeriva per un viaggio nella regione dove è stato ammazzato. «Non andarci mai senza scorta - mi aveva detto -; anzi in ottobre ci andremo insieme». Ironia della sorte, è morto perché privo di scorta, proprio in quella regione martoriata dalla presenza di centinaia di milizie. Un servitore dello Stato, un servitore della patria congolese, un servitore dei più poveri, un uomo della fraternità, un animo francescano.

Michele Zanzucchi

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