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Coi cappuccini d’Ucraina

09 febbraio 2023
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Conversando con fr. Sergiej, Custode d’Ucraina, fr. Kostiantyn, del convento di Kyiv, e fr. Błażej, guardiano del convento di Vinnytsa

Il saio francescano è simbolo di pace? Come vivete nella pace in questi momenti?

Fr. Kostiantyn

In Ucraina portiamo sempre l’abito, in modo che la gente ci veda. Andiamo lì dove la popolazione soffre, portiamo la pace ai sofferenti, soprattutto adesso, quelli che sono venuti dall’Oriente del Paese. Per la prima volta vedono i frati col saio bruno, è cosa rara in Ucraina. La prima cosa che vedono è la pace con la bontà, la pace e il bene. Per ora è così. Pace col sorriso. Trasmettiamo loro anche i doni che portano i benefattori della Polonia e dell’Italia. In questi giorni della guerra portiamo la nostra ospitalità. Abbiamo aperto i nostri conventi, tante persone sono venute e vengono ancora, anche 30-50 persone al giorno in ognuno dei nostri otto conventi ucraini. La notte talvolta la gente poi rientra a casa, rasserenata. Attraverso il nostro convento di Kyiv sono passate tante persone che fuggivano dall’occupazione russa. Per tanti era la prima volta che vedevano dei cappuccini. Per questa gente è stata un’esperienza profonda nel trovare ospitalità in un luogo sconosciuto, che li ha accolti col cuore aperto. Non hanno solo avuto doni materiali, alloggio e cibo, ma anche momenti trascorsi assieme per fare famiglia, per fare ricreazione. La maggior parte sono ortodossi; per questa gente vedere un monaco in saio marrone dà l’idea di un monaco accogliente, perché i monaci ortodossi vestono sempre di nero e sono un po’ chiusi. Questa gente diceva che trovarsi in questo luogo è stata un’esperienza di speranza. Ovviamente, non eravamo nelle condizioni gravi vissute dalla gente a contatto coi russi, ma anche noi abbiamo sperimentato bombardamenti e allarmi, la vicinanza del nemico, che era a solo 20 km da Kyiv.

I francescani sono il gruppo religioso cristiano che più parla di fraternità. “Fratelli tutti”, aveva detto il Poverello… Non si esclude nessuno. Come vivete questa fraternità ora che avete dei nemici?

Fr. Błażej
Durante l’occupazione di Kyiv siamo andati dai soldati ucraini nelle periferie per difendere la città. Ho capito molte cose che prima della guerra non conoscevo. Mi chiedevo, ad esempio, perché la gente dal 2014 così spesso cerca di abbracciarsi. Nell’ultima occupazione anche noi ci abbracciavamo molto spesso, per solidarietà. Spesso i militari avevano nelle mani un’arma di metallo, ma ci abbracciavamo egualmente. Questo dimostrava loro l’idea di una vicinanza.

Dov’è frate Lupo, ora?

Fr. Błażej
Mezz'ora fa mi ha chiamato un frate dalla Bielorussia. Mi ha chiesto aiuto. A me? Lui ha una conoscente che è russa che vive lì, ma suo fratello ha probabilmente perso la vita in Ucraina, come soldato. Chiedeva di aiutarlo a cercare e identificare il suo cadavere. Ho preso i dati, ma per ora non ho avuto riscontri. Non siamo nel Paese attaccato, occupato, quindi non siamo partner nel conflitto. Nella guerra non c’è una lite alla pari, non c’è parità, ma ci sono un attaccante e un difensore. Lo dico per capire chi è lupo e chi pecora.

Fr. Sergiej
Mi accorgo pure che il lupo è dentro di noi. Vediamo che le vittime dell’aggressione hanno subito un disastro, ed è perciò naturale che nasca odio dentro di loro, dentro di noi. Vediamo che il lupo sta crescendo dentro di noi. Chiediamo allo Spirito Santo di non cedere al lupo. È molto difficile parlare a chi ha perso cari, abitazioni e serenità dell’anima, ma è la nostra lotta, come Francesco con Fratello Lupo.

Da un po’ di tempo tanti ucraini e soprattutto ucraine sono venuti da noi, in Occidente. Ora tornano, e cosa dicono?

Fr. Kostiantyn
Soprattutto che hanno sperimentato una grande ospitalità. Qui in Ucraina avevamo vissuto pagine difficili nella storia con i polacchi, ma ora noi siamo i deboli, e tutti siamo grati alla grande ospitalità dimostrata dai polacchi. Anche alcuni nostri parrocchiani hanno visto l’Occidente più vicino. Alcuni giovani, ad esempio, che studiano, e tornando hanno detto di aver vissuto una esperienza buona. Le categorie di persone che soffrono di più sono soldati, donne, bambini, rifugiati.

Ci sono tanti ucraini che tornano in patria per nostalgia?

Fr. Błażej

La fuga di questa gente non è stata motivata dal cercare una vita migliore, ma dall’impossibilità di vivere in patria. La maggioranza tornerà, forse non tutti, ma torneranno quasi tutti. Le madri con tanti bambini forse resteranno all’estero, e magari il marito li raggiungerà, ma credo che quasi tutti torneranno. La guerra ha suscitato un nuovo patriottismo, gli uomini vanno a combattere e le donne con i figli emigrano, perché l’uomo li manda in Occidente per poter combattere più tranquillamente. I patrioti sono questi soldati, ma anche quelli che torneranno. L’amore per la propria terra è forte, pur non avendo possibilità di una vita migliore se non in Occidente, torneranno.

Finita la guerra, cosa succederà?

Fr. Błażej
Grazie per la domanda, quando e non se finirà la guerra. La guerra finirà. Crediamo che l’Ucraina sconfiggerà la Russia, lo diciamo per una questione di giustizia.

Fr. Sergiej
Credo che ancora non si riesca a capire tutto quello che sta succedendo. Quando eravamo circondati dai russi a Kyiv ricevevo delle telefonate che annunciavano che la città sarebbe stata occupata. Non ci credevo. Come allora ciascuno di noi si concentrava sul momento presente, per risolvere i problemi immediati che si presentavano, anche oggi non penso a come sarà dopo, si farà quello che la giornata ci domanderà, i bisogni a cui rispondere, e cercheremo di rispondere. Lo psicologo Victor Frankl diceva che in campo di concentramento i primi che morivano erano quelli che sapevano quando la guerra sarebbe finita… Altri morivano, quelli che non credevano che la guerra sarebbe finita. Sono sopravvissuti quelli che invece vivevano giorno per giorno, facendo quello che c’era da fare. Inconsciamente viviamo questo.

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