MAGGIO - La spogliazione

Nell’animo di Francesco era ormai chiara la scelta di seguire il Signore Gesù Cristo, povero e crocifisso. Un giorno a Roma, dove venne mandato dal padre a vendere una partita di merce, distribuì il denaro ricavato ai poveri e scambiò con un mendicante le sue vesti. Le stranezze di Francesco cominciarono a suscitare preoccupazione nei suoi familiari. La gente o credeva impazzito. I vecchi amici lo schernivano e deridevano. Nell’autunno 1205 mentre pregava nella chiesetta di San Damiano udì il Crocifisso dirgli: “Francesco va’ ripara la mia Chiesa, che come vedi, è tutta in rovina”. Francesco pensò di dover restaurare quella chiesa e allora vendette le stoffe della bottega paterna e portò il denaro al sacerdote custode di San Damiano. Il padre, irritato, rinchiuse Francesco in una specie di prigione familiare. Liberato dalla madre, continuò a donare elemosine ai poveri e alle chiese. Allora Pietro di Bernardone decise di trascinarlo in giudizio davanti al vescovo di Assisi perché rinunciasse ai beni e all’eredità paterna. Francesco si presentò davanti al vescovo Guido e, pubblicamente,alla presenza di molti nobili assisani e popolani, si spogliò di tutti i vestiti dicendo: «Fino ad oggi ho chiamato mio padre Pietro di Bernardone. D’ora in poi voglio dire con più verità: Padre nostro che sei nei cieli». Il Vescovo, allora, lo accolse tra le sue braccia ricoprendolo con il suo mantello. Francesco con quel gesto aveva assunto la condizione canonica di penitente volontario, soggetto alla giurisdizione ecclesiastica. Abbandonati la famiglia e gli amici, per alcuni anni condusse una vita di penitenza, in solitudine e totale povertà.
