FEBBRAIO - Il Re dei conviti

La fanciullezza di Francesco trascorse serenamente in Assisi, nella casa paterna presso la chiesa di San Giorgio. Ricevette la prima formazione in famiglia, dalla madre Pica, molto devota e pia. Di ingegno vivace, data la sua privilegiata condizione economica, frequentò la scuola presso i canonici della cattedrale di San Rufino imparando a leggere e a scrivere in volgare e acquisendo una discreta conoscenza del latino. Imparò anche il francese dalla madre e la musica, a cantare e recitare poesie in provenzale, nutrendosi di ideali cavallereschi e della cultura cortese dell’epoca. A quattordici anni il padre lo avviò all’attività della mercatura, destinato a prendere al momento opportuno le redini della grande azienda commerciale della famiglia. Francesco era allora un giovane allegro, non alto di statura, magrolino, i capelli e la barbetta scura, estroso ed elegante. Primeggiava fra i giovani e amava organizzare laute cene, in compagnia di liete e spensierate brigate, spendendo con una certa prodigalità il denaro paterno, tanto da essere acclamato re dei conviti e delle feste. Un giorno era intento nel fondaco paterno a riassettare la merce quando alla porta si presentò un mendicante che chiedeva l’elemosina in nome di Dio. Dapprima Francesco lo scacciò in malo modo, ma poi pentitosi lo seguì e raggiuntolo vi si intrattenne, scusandosi ed elargendogli dei denari. Era la spia di una sensibilità che di lì a qualche anno avrebbe trovato la sua più vera ragione. A vent’anni, nel 1202, partecipò alla guerra che contrapponeva Assisi a Perugia. Dopo la disfatta subita dagli assisani a Collestrada, egli fu fatto prigioniero e restò in carcere per un lungo terribile anno, fino al novembre 1203. La prigionia lo debilitò fortemente nel fisico e nell’animo. Tornato a casa, sopportò una lunga malattia dalla quale si riprese pian piano grazie alle amorevoli cure della madre.
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