Nello scorcio di Carnevale - divertiti pure, senza farti male
Nacque in un villaggio del Darfur, in Sudan, nel 1869. Verso i 9 anni fu rapita e venduta come schiava. Furono i suoi carcerieri a darle il nome di Bakhita. Cambiò diversi padroni, subendo sofferenze fisiche e morali, fino a quando conobbe la famiglia italiana dei Michieli. Da costoro fu trattata come una domestica e divenne la tata della loro bambina.
Tornarono in Italia, presso Venezia, dove Bakhita conobbe Illuminato Checchini, un fervente collaboratore della chiesa, che le fece conoscere la fede cristiana. Quando i suoi padroni dovettero tornare in Sudan, lei con la bambina rimase in Italia, presso l’Istituto delle Figlie della Carità. Qui imparò a conoscere la vita di Gesù, le verità di fede e presto chiese di essere battezzata col nome di Giuseppina.
Dopo qualche tempo, maturò la vocazione e vestì l’abito. Nel convento, svolse compiti semplici, molto amata dal popolo per la sua affabilità e il sorriso sempre pronto. Molto malata per la vita dura condotta da schiava in Sudan, morì nel 1947. Immediatamente, fu sentita dalla gente come colei che proteggeva e intercedeva con buoni esiti.