Storie dai conventi

Una vita da mediano

mercoledì 05 novembre 2025 di Ivo Romano
Fr. Luca Di Panfilo e la vocazione di aiutare le nuove generazioni

Una vita da mediano”, “a giocare generosi”, “che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco”, “lì nel mezzo. Finché ce n’hai stai lì”. Il brano di Luciano Ligabue riecheggia la vita sportiva di Luca Di Panfilo che fino a 18 anni giocava a calcio nell’Atletico di Pezzano (Teramo). Corsa, resistenza fisica, visione di gioco, intelligenza tattica per un ruolo da mediano sia di contenimento, davanti alla difesa, sia di spinta, di sfondamento delle linee avversarie. Il fiato non gli mancava, la grinta neppure. Le sue giornate passavano tra la mattina a scuola, il pomeriggio ad allenarsi e la sera al lavoro come cameriere. In breve, una vita intensa trascorsa in una famiglia semplice, con tre fratelli, e la sana abitudine di darsi da fare.

Terminato il percorso scolastico (diploma di ragioniere) comincia a lavorare come impiegato in uno studio commerciale e una vocazione religiosa non rientrava nei suoi orizzonti. Del resto, è felicemente fidanzato da tre anni, ha intenzione di sposarsi, la casa e il lavoro non mancano e possiede una sana ambizione per una carriera come amministratore e come politico, ma ha… una “strana abitudine”. Nei suoi spostamenti in pullman – tra casa, scuola, calcio e lavoro – recita il rosario. La preghiera scava dentro, come una goccia che penetra nella roccia e apre uno spazio interiore in cui Luca si interroga sulla propria vita.

Il KO arriva con due colpi, ben assestati, in due momenti differenti. Il primo durante un’adorazione eucaristica «in cui – racconta Luca – nell’ascoltare le parole di commento del sacerdote ho sentito il dito del Signore puntato verso di me». Il secondo nella grotta di Lourdes dove si era recato come barelliere per assistere i malati con l’UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali): «Lì ho avvertito fortemente il desiderio di donarmi completamente a Dio nel servizio religioso». Dietro un atto d’amore, un servizio al fratello e alla sorella nella sofferenza, Dio si palesa. Nel Vangelo è scritto: «A chi mi ama, mi manifesterò». Il modo migliore per conoscere la propria strada è amare Dio nel fratello, osservare i comandamenti, per ricevere una luce per la propria vita.

Trascorre un periodo di discernimento dai frati Passionisti di San Gabriele dell’Addolorata. Pur attirato dalla vita di questo ragazzo santo testimone della gioia e patrono dei giovani si orienta verso i frati Cappuccini perché san Pio «è una figura fortissima nella mia vita». Nel suo girovagare tra conventi, parrocchie, paesi e città, giunge a Perugia dove inizia a insegnare religione nelle scuole pubbliche. Nel campo di calcio della vita ha trovato un proprio ruolo, una propria vocazione: occuparsi dei giovani a tempo pieno. «Entrando a contatto con tanti ragazzi – spiega fr. Luca – mi sono reso conto che hanno bisogno di un punto di riferimento religioso e valoriale. Occorre spenderci del tempo, ascoltarli, parlarci, scherzarci perché la missione è essere presente, stare lì. Ogni lunedì gioco a calcetto con loro, a volte usciamo per prendere una pizza». Durante le lezioni si parla anche delle tematiche di attualità: femminicidio, bullismo, l’uso degli strumenti digitali, come vivere le relazioni sentimentali e in famiglia. Non sempre i suoi discorsi e consigli sono accettati. C’è chi sbatte la porta ed esce dalla classe, chi gli manifesta apertamente la propria “antipatia” con vocabolario forbito. Eppure, dopo un po’, tutti avvertono che fr. Luca è uno di loro, si immedesima nelle loro difficoltà, condivide la loro vita quotidiana, percorre con loro un tratto di strada. «Anche con ragazzi che vivono diverse problematiche – chiosa fr. Luca – si trova una relazione. E scopro le loro risorse e i loro talenti, l’entusiasmo e la vitalità. Realizzano progetti e vanno valorizzati. A volte ti ringraziano e mostrano il loro affetto e mi dà tanta forza». (Per saperne di più sul lavoro di fr. Luca, leggi l'intervista fatta da fr. Andrea

L’approccio del vulcanico fr. Luca è concreto, operativo. Segue i giovani con incontri periodici per favorire l’integrazione tra diverse etnie, religioni e culture attraverso il racconto delle rispettive storie. E, poi, tutti con le mani in pasta a preparare il proprio piatto tipico. Ma non mancano i balli e le sfide a calcetto. Ha attivato anche una raccolta di viveri per i poveri, per sostenere le iniziative della Caritas, riuscendo a coinvolgere i giovani per mesi. Nei momenti di difficoltà le preghiere rivolte a Maria e la devozione a san Michele Arcangelo lo hanno sempre sostenuto. Avverte che la sua missione è stare accanto ai giovani, recentemente anche coordinando i gruppi di preghiera di san Pio. E ha un sogno: «Vorrei andare a Gaza per aiutare i bambini che soffrono a causa della guerra». Sarebbe un gran gol – nella partita della vita – per il nostro “frate mediano”.

Tratto dal mensile "Frate Indovino", n.11, 2025