Storie dai conventi

Stare accanto a chi soffre

mercoledì 04 giugno 2025 di Aurelio Molè
Fr. Angelo Gatto. Da vigile del fuoco a cappellano dell'ospedale di Terni

NBCR è l’acronimo che indica nucleare, biologico, chimico, radiologico. È un nucleo speciale dei vigili del fuoco che interviene quando si disperdono sostanze pericolose. Ne ha fatto parte per tanti anni Angelo Gatto, classe 1970, originario di Reggio Calabria. Un lavoro che svolge con passione, con impegno, dando il meglio di sé in modo puntuale nel Comando di Torino. È un uomo realizzato, felice, nonostante un lavoro faticoso, delicato che lo obbliga a indossare tute scafandrate dotate di auto protettori che consentono la respirazione anche in ambienti contaminati. Ha un fisico da atleta per natura e perché ha praticato molti sport: i preferiti sono il calcio e i 100 metri, disciplina di velocità pura. La stessa velocità con cui il giorno della festa di San Giacomo, il 25 luglio, ha cambiato repentinamente vita…

Quella notte sogna la Chiesa di San Giacomo di Međugorje, in Bosnia ed Erzegovina. Angelo è un tipo concreto: prende e parte. Lì sente qualcosa che non aveva mai avvertito. Un mistero insondabile che passa tra lui e Dio. Lascia tutto perché intravede il “Tutto”. Il 3 ottobre del 2005 alle 18 di sera si trasferisce ad Assisi. Ha trovato la sua strada, sarà un frate cappuccino.

In 20 anni di vita religiosa si mette in gioco con docilità, con fantasia, creatività, dedizione. La stessa disposizione che aveva quando faceva il vigile del fuoco. Del resto, l’uomo non è cambiato. Ha trovato una pienezza maggiore, quella che cercava, un dono di Dio. Uno dei motti dei vigili del fuoco è «dove tutti scappano noi andiamo». Fra Angelo Gatto va dove i confratelli e Gesù gli chiedono di andare. In ospedale – quello di Terni, in Umbria – come cappellano. Tra i malati e i so­fferenti come san Francesco a lenire i lebbrosi che oggi sono quelli che non trovano un orizzonte di senso nella malattia. Lui porta una nuova speranza che nasce anche dal dolore amato, dall’accogliere la malattia per mettere in evidenza i doni del Signore come “perfetta letizia”.

«In un giardino – spiega – ci possono essere delle spine, ma quello che conta è che gli alberi portano frutto». Non spegne più un fuoco, ma accende un incendio dentro di lui, perché «fuoco sono venuto a portare sulla Terra». Scintilla che nasce da un sorriso, dalla vicinanza, dalla tenerezza nell’accompagnare, dal farsi prossimo, dal capire chi soffre. Un’identificazione possibile solo con Cristo che illumina ogni esperienza umana perché lui per primo l’ha sperimentata. Nell’ospedale dove “opera” ogni giorno transitano 5 mila persone. Ognuno con una storia. La sua missione è in corsia e la vive «come san Francesco perché stare accanto a chi soff­re fa sentire la presenza dell’amore di Dio». Cerca di attivare le risorse interne che tutti hanno, «per rianimare il medico che c’è in ognuno di noi perché i primi sostenitori della vita siamo noi stessi». I momenti più difficili sono quando un bambino muore «nel reparto intensivo neonatale dove faccio tanta fatica. Mi tocca il cuore ed è uno strazio il dolore dei genitori».

L’esperienza tra le fila dei vigili del fuoco è servita anche quando i frati cappuccini sono accorsi per aiutare la popolazione terremotate de L’Aquila e di Amatrice. Fr. Angelo sa come muoversi nelle emergenze e fa da tramite con i soccorsi. «Molti pensano – chiosa – che la missione sia nei luoghi più sperduti del pianeta, ma nella mia esperienza è incontrare il cuore della gente dove si vive per condividere, accompagnare chi soff­re e testimoniare l’incontro personale con Dio».

Realizzare i propri sogni, mettere in gioco i propri talenti produce gioia ed è quello che fr. Angelo cerca di fare con le molteplici iniziative che ha intrapreso. Accanto all’ospedale di Terni sta nascendo “L’Oasi della speranza”, con laboratori di falegnameria, teatro, terreni da coltivare per aiutare tanti «a realizzare i propri talenti, a sperimentare la gioia e la speranza in Dio». Da anni ha costituito la Confraternita di San Giuseppe e San Francesco di Paola per rappresentare e recitare nel presepe vivente. Ha collaborato al progetto “Bambini liberi”, una casa per accogliere mamme detenute con i loro figli piccoli. «Il giorno della mia ordinazione non ho chiesto regali ma off­erte con cui siamo riusciti a costruire un luogo dove i bambini potessero stare con le loro mamme senza essere in carcere», in particolare con il contributo e l’aiuto dei suoi ex colleghi vigili del fuoco.

Fr. Angelo è pieno di risorse. Si è scoperto anche camminatore come san Francesco ed ha attraversato a piedi mezza Europa, cominciando dal pellegrinaggio a Santiago de Compostela, cioè san Giacomo, perché «Dio è passato per la mia vi(t)a».

Tratto dal mensile "Frate Indovino", n.6, 2025

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