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Cirillo nacque nel 370 e, ancora giovane era al fianco dello zio Teofilo, patriarca di Costantinopoli. Alla morte di Teofilo, nel 412, Cirillo gli succedette sulla cattedra patriarcale di Alessandria e sua preoccupazione principale fu di combattere gli avversari del Cristianesimo e di impegnarsi nelle controversie religiose sorte dall’interno della Chiesa cristiana. Sul piano teologico, egli portò avanti la lotta insistendo sulla divinità del Verbo quale soggetto unitivo anche dell’umanità assunta, il Cristo o Verbo incarnato.
In polemica con Nestorio, Cirillo afferma che non si può dividere l’unico Signore Gesù Cristo in uomo e in Dio. Ma, dice, c’è un solo Gesù Cristo, tenendo presente la differenza delle nature e conservandole entrambe senza confonderle. In tale unità il Verbo lega a sé l’intera umanità. Affermando le due nature complete e non confuse nell’unico soggetto del Logos, il patriarca, difese l’attribuzione del titolo di Maria “Madre di Dio”, “Theotokos”.
Nestorio, distingueva nettamente la natura umana e quella divina di Gesù, così preferiva per Maria il titolo di “Madre dell’uomo” o di “Madre di Cristo”. Invece, Cirillo spiegava che Maria non aveva partorito un uomo come tutti gli altri, ma il Figlio di Dio fatto uomo: Lei dunque è veramente “Madre del Signore” e “Madre di Dio”. Colei che ha fatto nascere il Dio che è apparso per noi, si deve chiamare “Madre di Dio”, affermava. Cirillo d’Alessandria è conosciuto come il dottore dell’Incarnazione e della Madre di Dio e la sua teologia fu riconosciuta e approvata al Concilio di Efeso del 431. Fu poi nominato Dottore della Chiesa.