"Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!".
“Fratello” e “sorella” sono parole che, grazie al vissuto
familiare, tutte le culture e tutte le epoche
comprendono. Nella Bibbia il legame fraterno ha
un posto speciale, e ne viene decantata la bellezza:
«Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano
insieme!» (Sal 132,1). La parola fratello (o fratelli)
ricorre nell’Antico Testamento un migliaio di volte;
invece è molto raro trovare la parola fraternità. L’israelita
dice facilmente fratello a qualsiasi persona
della sua razza: “fratelli” sono tutti i figli di Abramo.
Al di là dei legami di sangue, essere fratelli significa
avere lo stesso Dio, vivere la stessa Alleanza, le stesse
promesse, appartenere allo stesso popolo. L’uso
della parola “fratello” diventa ancora più frequente
nel Nuovo Testamento. Gesù indica come suoi fratelli
coloro che Lo ascoltano, che fanno la volontà
del Padre, che aderiscono al messaggio evangelico.
La fraternità che si stabilisce secondo questo principio
è più profonda e più esigente della fraternità
semplicemente familiare. Gesù parla di una fraternità
universale, lasciandola come responsabilità
per il futuro. La missione degli apostoli è di “rendere
discepole tutte le genti”: devono quindi allargare la
fraternità di Gesù secondo una prospettiva sempre
più cattolica, universale. Vi è la consapevolezza di
una fraternità nuova, più profonda di quella data
dai legami di sangue. È una fraternità che diventa
possibile nell’economia della redenzione. L’autore
del nuovo modo di essere fratelli è Gesù che si fa nostro
fratello affinché noi possiamo diventare «eredi
di Dio, coeredi di Cristo» (Rm 8,17). Il Suo insegnamento
è in continuità e completa quello biblico sulla
creazione dell’essere umano, fatto a immagine e
somiglianza di Dio (cfr. Gen 1, 26). È, infatti, nella
comunione fraterna, che l’uomo realizza l’immagine
trinitaria di Dio.