"La storia dell’uomo ebbe inizio con la creazione e si
chiuderà con il giudizio finale. La fine del mondo e
il giudizio universale ovviamente non sono affermazioni
scientifiche che ci dicono cosa sarà della Terra
tra mille o tra un miliardo di anni, bensì affermazioni
teologiche. La concezione che al termine della
vita Dio giudicherà tutti gli uomini e in base alle loro
azioni destinerà ciascuno al Paradiso oppure all’Inferno,
è comune a molte religioni e filosofie. Secondo
la Chiesa cattolica gli uomini subiscono un giudizio
particolare subito dopo la morte, per cui l’anima «o
passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente
nella beatitudine del cielo, oppure si
dannerà immediatamente per sempre», e un giudizio
alla fine dei tempi, quando i corpi risusciteranno
e si riuniranno alle anime. Gesù, durante la vita
pubblica, si è soffermato spesso sulla realtà della Sua
ultima venuta. In particolare nella celebre parabola
di Matteo 25,31-46. L’immagine utilizzata dall’evangelista
è quella del pastore che separa le pecore dalle
capre. Alla destra sono posti coloro che hanno agito
secondo il comandamento dell’amore, soccorrendo
il prossimo affamato, assetato, straniero, nudo, malato,
carcerato, mentre alla sinistra andranno coloro
che non hanno soccorso il loro prossimo. La parabola
ci dice chiaramente che noi saremo giudicati più
sulla carità che sulla fede professata. Dio ci offre con
misericordia e pazienza questo tempo affinché impariamo
ogni giorno a riconoscerlo nei poveri e nei
piccoli, ci adoperiamo per il bene e restiamo vigilanti
nella preghiera. La vita infatti non ci è data per noi
stessi, ma è un dono che ci è dato perché lo doniamo.".
«Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel
mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando
è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere,
raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano
via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno
gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni»
[Mt 13, 47-49].