"Nello scorrere frenetico delle nostre vite non pensiamo
che ci sono centinaia di persone che ogni giorno
muoiono di fame. Oggi nel mondo ci sono pochi uomini
molto ricchi e moltissimi sotto la soglia della
povertà. E non c’è nessuno che si sdegni di fronte a
queste ineguaglianze. La maggior parte delle ricchezze
dell’Europa e dell’America del Nord sono
costruite con le risorse naturali dei Paesi del terzo
mondo. È scandaloso lo sfruttamento non solo delle
risorse materiali, ma anche umane di quei Paesi a
vantaggio delle grandi multinazionali occidentali.
In Asia vengono sfruttati addirittura i bambini, costretti
a lavorare invece di andare a scuola! Sulla base
dei dati raccolti dalla Banca Mondiale, la povertà
estrema è dettata da una soglia minima di 1,90 $ al
giorno. È questo il reddito con il quale sono costrette
a vivere più di 670 milioni di persone. E questi 670
milioni di poveri nel mondo trovano come riscontro
solo la nostra indifferenza, quando non il fastidio.
Spesso ci accontentiamo dell’idea di non aver fatto
nulla di male, presumendo per questo di essere buoni
e giusti. Ma non fare nulla di male non basta. Ricordiamo
le parole di Gesù: «Tutto quello che avete
fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete
fatto a me». E i fratelli più piccoli del Signore sono
l’affamato, l’ammalato, il forestiero, il carcerato, il
povero, e tutti gli scarti della società.".
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora
e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti
banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla
sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi
con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma
erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli
accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi
e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di
me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta
del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente
in questa fiamma”» [Lc 16, 19-24].