La notte di San Giovanni è la notte che precede la ricorrenza della Natività di San Giovanni Battista, uno dei santi più importanti nella storia della Chiesa. Con l’avvento del cristianesimo si sentì l’esigenza di legittimare gli antichi culti agrari e solari di origine pagana con una festività dedicata a colui che aprì la via al Signore Gesù, unendo il ringraziamento verso la natura a quello verso la fede. In varie parti d’Italia e d’Europa, accanto alla celebrazione liturgica della Natività di San Giovanni Battista si sono così sviluppate manifestazioni ricollegabili a questi culti.
Il più noto e tradizionale dei riti della notte di San Giovanni è quello di bruciare falò propiziatori per allontanare il maligno e proteggere i campi. L’usanza è associata alle celebrazioni per l’arrivo del solstizio d’estate, che nell’emisfero settentrionale cade il 21 giugno. Nella sua versione più propriamente pagana, lo scopo del rito era quello di dar più forza al Sole, che a partire da quel giorno diveniva sempre più debole, poiché le giornate si accorciavano sempre più fino al solstizio d’inverno.
Alla notte di San Giovanni sono legate innumerevoli credenze, usanze, riti e superstizioni. La notte di San Giovanni è conosciuta anche come la notte delle streghe poiché si immaginava che in questa notte avvenisse il raduno delle streghe per il loro sabba.
Un proverbio ispirato a questa notte recita: “La notte di San Giovanni destina il mosto, i matrimoni, il grano e il granturco”. È questo un detto popolare, la cui spiegazione va ricercata nei singolari poteri attribuiti alla notte di San Giovanni. Per questa credenza sono nate alcune tradizioni che riconoscono funzioni propiziatrici anche all’acqua, alle erbe, alla luna e al sole. In relazione con il battesimo e diffusa fino a tempi recenti era la preparazione dell’acqua di San Giovanni. Secondo l’antica narrazione popolare rametti, erbe e fiori raccolti e immersi in un recipiente pieno di acqua, posto all’esterno dell’abitazione per tutta la notte, nelle giornate del solstizio d’estate, assorbirebbero la rugiada del mattino, dando all’acqua poteri purificatori e curativi.
Tratto dal mensile "Frate Indovino", n.6, 2024