Alex Bragagnolo - CaSa 33

Qual è l’obiettivo principale di questo progetto di solidarietà e come nasce quest'esperienza?
CaSa 33 nasce con l’obbiettivo di aiutare ed educare le persone attraverso lo sport.
Tutto ebbe inizio 3 anni fa, quando ho avuto la possibilità di andare a giocare a calcio in Spagna, con l’obbiettivo personale di raggiungere categorie sempre maggiori. Vivendo in prima persona i pro e i contro che questo meraviglioso sport può presentare nella vita di chi lo pratica. All’inizio ho visto il calcio come un mezzo per arrivare in qualche modo al successo, alla popolarità, cercando di superare ogni volta un limite in più per essere più bravo del mio rivale, portandomi sì ad avere una disciplina rigorosa e un senso del lavoro molto forte, ma a volte anche verso un tentennante equilibrio emotivo, già tanto precario nell’età adolescenziale. Ho sempre cercato di ritrovare quell’equilibrio nello spogliatoio, nella mia squadra dove riscontravo sì che “il mal comune era mezzo gaudio”, ma anche, come dico spesso ai ragazzi che alleno, stavo bene solo se riuscivo ad avere accanto qualcuno che mi valorizzasse, che riuscisse a comunicare con umiltà il senso dello stare insieme. Solo così imparavo con i miei compagni a non vedere più quel mondo solo con gli occhi, ma anche con il cuore, ma questo purtroppo non sempre succedeva… Il valore che ha la squadra è immenso tanto che mi piace paragonare la squadra ad una famiglia perché proprio come in una famiglia anche nella squadra ciò che si crea è un puzzle frutto di tanti tasselli come esperienze ed emozioni.
Vivendo poi per quasi un anno lontano dalla famiglia ho compreso ancor meglio la difficoltà dello stare soli (ed io fondamentalmente non lo ero del tutto visto che facevo parte di una squadra, ma il mio non era il loro sentire… spesso venivo lasciato ai margini perché non ero l’amico di quello o di quell’altro…io mi allenavo bene e regolarmente, ma venivo convocato solo per le trasferte lunghe dove altri giocatori non avevano voglia di venire e “perdere” una giornata intera… mi erano state promesse tante cose ma dove erano? Ed io, lo ero? Non so, ma io tante volte mi sono sentito L ’ULTIMO). Ho poi incontrato tanti ragazzi che arrivavano soli in un campetto di un oratorio vicino la mia abitazione, con scarpe da calcio rotte, senza lacci o di qualche numero in più e mi riempiva il cuore il fatto che trovavano lì il loro spazio, condividendo una passione e vincendo la solitudine, piuttosto che scambiarsi dosi o scolarsi birre come purtroppo faceva qualcuno poco più in là… Ho iniziato a giocare con loro e in quel campetto colmo di semplicità e sorrisi stavo bene!
Lì avevo ritrovato la gioia di giocare a calcio! Poi sono rientrato in Italia dove ho trovato tante situazioni simili e il mio desiderio di fare qualcosa per rispondere a quelle tacite, ma spesso anche strane richieste d’amore, si è concretizzato in CaSa 33.
Chi sono i giovani protagonisti di CaSa 33?
La nostra squadra è sempre pronta ad accogliere tutti e in questi tre anni abbiamo conosciuto più di un centinaio di ragazzi, spesso coloro che vivono nelle zone limitrofe al campo della parrocchia o ragazzi che abbiamo incontrato nei vari campetti delle parrocchie, nei parchetti, per le strade e tante volte provenienti anche da paesi extraeuropei . Oggi giorno in rosa siamo 28 e abbiamo ragazzi provenienti da ben 13 nazionalità differenti ma capita frequentemente che arrivino ragazzi nuovi che ci chiedono di potersi allenare con noi e di conseguenza il nostro numero di giocatori non è mai definito… Le diverse culture e l’atteggiamento dei ragazzi fanno sì che si crei una atmosfera unica ! Oltre agli allenamenti di calcio e quindi all’aggregazione sportiva, portiamo avanti un inserimento nella società a tutto tondo con corsi di lingua italiana, un aiuto alla ricerca del lavoro e di attenzione alle difficoltà degli alloggi.
Quali sono i valori che vogliamo promuovere
Noi ci ispiriamo: a San Carlo Acutis e Sara, (una amica adolescente che ci ha lasciato alcuni anni fa). Entrambi amanti della vita “pulita e gioiosa”, entrambi con gli occhi sempre rivolti agli altri. Insieme al loro modo di essere abbiamo sempre avuto in mente questa frase
“You’ll never walk alone”, e non per emulare il motto del famoso club calcistico inglese (Liverpool), ma perché cerchiamo di promuovere le nostre attività secondo uno spirito di accoglienza e collaborazione affinché ognuno possa davvero non sentirsi mai solo o ultimo nel suo percorso ed anzi riesca a realizzare di stare camminando insieme agli altri e, ancor di più, tra gli altri, possa sentirsi a “casa”.
Quali sono le prospettive future
Certamente quello di migliorare sempre più insieme a tutti i ragazzi sia in campo che fuori dal campo.
Con il sogno di far nascere CaSa 33 anche in altri luoghi e un giorno poter anche diventare una vera e propria “casa”.
E poi dobbiamo vincere il campionato 😉!