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Frate Indovino

Voce Serafica Assisi

Il Vangelo si fa strada

10 settembre 2021
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Il 24 novembre 2020, fra Armando Nardecchia, cappuccino di Viterbo, riceve un piccolissimo messaggio sul suo cellulare. Sono solo due parole. C’è scritto: “Idea bomba”. Il messaggio proviene da un altro frate, fra Alberto Cicone, del convento di Leonessa. Fra Armando inizia a confrontarsi con fra Alberto: l’idea è quella di mettersi in cammino, zaino in spalla, per attraversare tutta la nuova provincia serafica Immacolata Concezione. È nata così la “folle idea” del pellegrinaggio Il Vangelo si fa strada, un percorso a piedi in 30 giorni, da Pescara a Città di Castello, per attraversare e unire le tre regioni cappuccine.

Fra Armando, vogliamo sapere tutto dall’inizio. Perché due cappuccini, di due conventi diversi, si sono messi in cammino muniti solo di Vangelo, corona del rosario e zaino leggero?  
Perché il nostro fondatore, san Francesco, ci ha insegnato questo. Essere esperti dell’essenziale, vivere della Provvidenza del Padre senza pesi, con speranza massima, per rafforzare la fiducia dei nostri contemporanei in questo tempo di incertezza e dolore. Con la nascita della nuova provincia serafica, che riunisce in un’unica famiglia Abruzzo, Lazio e Umbria, abbiamo sentito nascere il desiderio di trovare una buona “scusa” per conoscerci meglio. La pandemia ha fatto il resto. Tanti nostri confratelli anziani sono malati e per noi giovani è stato urgente portare loro un conforto, una carezza. Un segno di gioia! Così abbiamo deciso che era giunta l’ora di sporcarci le mani, o meglio… di far stancare i piedi!

La vostra avventura, nel pieno rispetto delle norme anti-Covid, è stata divisa in due capitoli: la prima parte del pellegrinaggio, da Pescara a Roma Centocelle, si è già realizzata (dal 9 al 22 maggio). La seconda parte, da Roma a Città di Castello, avverrà a settembre, dal 13 al 25. Tanto deve ancora avvenire!
Esattamente. L’idea è stata quella di partire da un luogo mariano, il Santuario della Madonna dei Sette Dolori di Pescara Colli, per giungere in un altro luogo mariano, la Madonna del Belvedere. Siamo partiti non a caso nel giorno della festa della mamma, il 9 maggio, avendo nel cuore la benedizione della Beata Vergine Maria.

Quali tappe avete toccato nella prima parte, tra Abruzzo e Lazio?
Da Pescara ci siamo mossi verso Manoppello, poi in ordine: S. Eufemia a Maiella, Sulmona – dove siamo passati anche dall’ospedale per portare un saluto e una preghiera –, Castelvecchio Subequo, Fontecchio, L’Aquila, Rocca di Mezzo, Aielli Tagliacozzo, Carsoli, Vicovaro, Tivoli e Centocelle. Sul nostro sito (www.fraticapp.it) era anche possibile visualizzare le nostre tappe ed eventualmente unirsi a noi anche solo per un breve tratto o un saluto. È stato tutto dono e grazia, nonostante l’inevitabile grandissima fatica.

Un aspetto davvero molto bello del vostro pellegrinaggio è stata la condivisione del cammino con i giovani, attraverso i mezzi social. Dal logo a ogni più piccolo video o contenuto pubblicato sulla pagina Facebook, tutto trasmetteva gioia, freschezza, coinvolgimento.
La condivisione è stato il motore di tutto. Ci tengo a dire che questo pellegrinaggio non ha conosciuto confini fin dall’inizio e che è frutto di un “noi”. Alcuni cappuccini, per esempio, si sono occupati del sito, della grafica, dei video col tragitto. La cosa straordinaria è stata poi coinvolgere i giovani nelle varie tappe spingendoli a camminare. Penso a Lorenzo che si è unito a noi dal primo momento… le sue colazioni la mattina sono diventate famose! Piattoni di pasta, caciottine o salamini affettati! Ne è nata anche una rubrica omonima “Le colazioni di Lorenzo” (ride).

Un “noi” reale, lontano o vicino che fosse.
Decisamente! Ciascuno ha fatto il suo. C’è chi ha camminato con noi, partecipando agli incontri-testimonianza a fine giornata, o alle adorazioni eucaristiche. Ma c’è anche chi ci ha “seguiti” attraverso Facebook, ascoltando e partecipando con la preghiera.

Con brevi videoclip, avete dato spazio ai più importanti santi cappuccini. In questo modo anche i più giovani li hanno conosciuti. Riflessioni semplici, ma che si sentiva venivano dal cuore.  
I nostri Santi Protettori ci hanno dato il passo, il “ritmo cardiaco”: San Felice da Cantalice, San Giuseppe da Leonessa, San Crispino… Troppo spesso questi santi sono impolverati o lasciati nella nicchia del mondo cappuccino. Invece hanno tantissimo da darci! Con loro non si finisce mai di camminare e di scoprire che siamo solo umili intermediari, che non dipende da quanto siamo bravi noi, ma da quanto facciamo spazio a Lui nella strada della vita: “Non con la forza, né con la potenza, ma con lo Spirito del Signore” (Zc 4,6).

Maria Luisa Rinaldi

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