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Frate Indovino

Voce Serafica Assisi

Il pasto condiviso come occasione di vera e umana relazione

26 marzo 2024
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In questa nuova puntata facciamo la conoscenza di Simona, assistente sociale con tanti interessi e passioni, che ci farà capire bene cos’è l’ascolto che accompagna…

Chi è Simona? O meglio, la dott.ssa Simona Bianconi?
Ho 41 anni, vengo da Castel del Piano e sono sposata da 17 anni. Sono mamma di tre bambini, assistente sociale della Caritas di Perugia, educatrice per vocazione e recentemente consulente della coppia e della famiglia. Sono figlia di una cuoca e la cucina ha sempre rivestito un posto speciale nel mio cuore. Conduco una vita molto piena e, tra le tante cose che faccio, riesco a coltivare le mie passioni: il cucito, il bricolage, la lettura di albi illustrati, fare i dolci, leggere e andare al cinema soprattutto con i miei figli.  Mi occupo con passione e amore della cura dei miei figli e mi piace accompagnarli e seguirli nelle loro attività. Inoltre, in parrocchia mi dedico al catechismo e seguo 40 bambini di quinta elementare con la mia amica Marta.

Quali sono i tratti più importanti del tuo carattere?
Ho un carattere con dei tratti particolarmente allegri e sensibili, ma sono rumorosa e permalosa. E poi sono predisposta all’ascolto e al dialogo.

Di che cosa ti occupi in Caritas?
Sono arrivata in Caritas nel 2020 grazie al progetto “Rihousing” e mi occupavo di emergenza abitativa. Poi ho seguito per un anno i progetti “Argento Vivo” e “Fili d’Argento” rivolti a contrastare l’isolamento sociale degli anziani. Dal 2021 mi è stato affidato l’incarico di accompagnare le famiglie accolte nel Villaggio della Carità, che si trovavano in particolare condizione di fragilità. È un lavoro continuo di costruzione di relazione, di ri-costruzione della rete sociale e di ri-scoperta delle potenzialità, delle risorse e dei sogni. Implica seguire le famiglie in tutti gli aspetti della vita quotidiana, dalla situazione burocratica, alla ricerca di una buona occupazione, alla dimensione relazionale all’interno del nucleo familiare, all’orientamento nel territorio affinché, rispettando i tempi di ciascuno, si renda possibile una nuova integrazione nel contesto sociale, fino al raggiungimento di una nuova autonomia di vita. Tutto questo è possibile grazie alla capacità di mettere in pratica quello che noi definiamo l’ascolto che accompagna, fatto di presenza e pazienza, di disponibilità e di costanza. Questo approccio viene anche utilizzato con alcuni ospiti di altre strutture – dove ci sono anche dei senza dimora – e con gli anziani di una struttura d’accoglienza diocesana.

Ma parliamo di più di questo ascolto che accompagna. In questo tipo di percorso, che ruolo ha la mensa "don Gualtiero"?
Ascolto che accompagna, per me, significa entrare in punta di piedi nella vita delle persone e fargli da specchio in modo che comprendano sé stesse e le loro risorse personali in un percorso educativo. La parola educare significa letteralmente “tirare fuori”, quindi aiutare la persona a tirare fuori tutte le potenzialità inespresse. Soprattutto con l’accompagnamento dei senza dimora, la mensa riveste un luogo di incontro e di relazione e il pasto condiviso acquisisce un valore nuovo. È importante per me, dal punto di vista umano e relazionale, poter passare del tempo condividendo un pasto con le persone che accompagno in modo informale e amicale.

Che impatto ha la mensa all’interno della struttura di accoglienza “Villaggio della Carità”? Che cosa ne pensano le famiglie ospiti?
Avere la mensa aperta e a disposizione è utile nelle prime fasi di accoglienza di alcune famiglie, quando la loro condizione non permette ancora di acquisire una minima autonomia almeno dal punto di vista alimentare. Nella normalità, le famiglie ospiti non usufruiscono del servizio mensa, ma abitano quel luogo nei momenti di chiusura come luogo di aggregazione e convivialità. Le famiglie ospiti riconoscono il valore di questo servizio per chi vive in estrema difficoltà e appena la loro situazione lo consente si offrono come volontari per sostenere questa attività.

Sappiamo che sei una bravissima cuoca. Qual è il tuo “cavallo di battaglia” in cucina?
In cucina me la cavo abbastanza bene, ho fatto molta esperienza con la mia famiglia numerosa, quindi cucino di tutto, ma il mio cavallo di battaglia è la pizza! Ho anche il forno a legna!

Da esperta cuoca, ti chiediamo: qual è il piatto più buono che hai mangiato alla mensa?
Mi piace mangiare, ma ultimamente devo stare a dieta! Ma, credetemi, la cosa più buona che ho mangiato a mensa sono le patate gratinate e la pasta al forno di verdure. Un vero spettacolo!

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