Una speranza di Nome Chiara è il libro di Barbara Baffetti, edito da Edizioni Francescane Italiane, ispirato dalla storia di Chiara Corbella Petrillo la cui vita è di una bellezza luminosa che neppure il dolore e la malattia hanno intaccato.
Si tratta di una storia di fantasia che parla d’Amore e di Sacrificio (nell’accezione autentica di sacer-facere “rendere sacro”). Mia è il frutto di un amore non corrisposto, ma la sua mamma, Marta, scoperto di essere incinta decide comunque di tenere il bambino malgrado la non volontà del fidanzatino di assumersene la paternità.
Mia scopre la verità nel peggiore dei modi, ma proprio grazie a questo incontra la storia di Chiara Corbella raccontata da un prete nella chiesa in cui si era rifugiata, per fuggire da casa in preda alla rabbia nei confronti della madre.
L’autrice Barbara Baffetti, ci racconta così il testo e di come la storia delle protagoniste Mia e Marta si intreccia con il vissuto di Chiara Corbella Petrillo:
Com’è pensato il libro?
“Il cammino terreno di Chiara Corbella Petrillo è esempio di custodia della vita e di ricerca dell’amore vero. Tutto in lei tradisce qualcosa di straordinario. Il testo, tuttavia, non sceglie di proporsi come una biografia della giovane, piuttosto, partendo dalle testimonianze su di lei, il libro, attraverso un racconto di fantasia rivolto al pubblico più giovane, intreccia il messaggio prezioso di Chiara Corbella con la storia di una madre e una figlia alle prese con domande difficili sul loro vissuto.”
Qual è il filo rosso che accompagna l’intreccio narrativo?
“Un filo intreccia il racconto di fantasia con la biografia della Corbella ed è la custodia della vita e delle sue fragilità. Il messaggio che ho voluto fosse veramente centrale è che tale custodia non è possibile se non è sorretta da una rete di relazioni e legami che sostengano le scelte non sempre facili e le difficoltà momentanee che ognuno può incontrare.
L’idea è che la bellezza della vita può fiorire solo in un contesto comunitario ed è responsabilità non solo delle singole persone, ma di tutta la comunità.
Accanto a questo nucleo centrale, ruotano poi altri temi cari ai cuori giovani: la conquista della propria libertà e identità, la scoperta del primo amore, gli interrogativi sul mondo degli adulti e delle loro incertezze.”
Quante ragazze/donne si trovano in condizioni analoghe? Quante Chiara fanno la scelta di salvare il loro bambino a scapito della propria vita? Quante Mia nascono grazie al coraggio di altrettante Marta? E quanto veramente poco basta affinché questo succeda?
Una storia per tutte me l’ha raccontata Maribruna Cilli dell’Associazione Progetto Angelica amiche per la vita, una realtà di volontari con la missione di aiutare le donne in gravidanze non programmate. È la storia del quotidiano dell’Associazione, un luogo fatto di persone che ascoltano per comprendere, sostenere e dare speranza alle donne che si trovano in un momento di fragilità:
“C’è chi si occupa della segreteria, chi ascolta, chi dona sorrisi e coraggio alle ragazze. Abbiamo avuto tanti incontri, molti veramente complicati. Ma abbiamo sempre trovato la risposta in Dio per ogni cosa, attraverso la Sua Provvidenza concreta nelle situazioni sia di necessità economica che umana. “Aiutati che Dio ti aiuta”: organizziamo testimonianze nelle parrocchie nelle quali presentiamo la nostra associazione; doniamo oggetti realizzati dalle nostre volontarie in cambio di offerte libere.
Ad oggi sono oltre cinquanta i bambini nati grazie al nostro contributo. Questo vuol dire che più di cinquanta mamme hanno detto: Sì alla vita!
Abbiamo visto sbocciare dei fiori meravigliosi nella nostra associazione: le persone si trasformano se le ami! È questo che cerchiamo di fare. Non abbiamo nessuna preparazione dal punto di vista professionale, dunque facciamo riferimento a degli specialisti, ma il nostro servizio è semplicemente un servizio d’amore. Quando un progetto è di Dio si aprono porte che non si pensa possano esistere. Con forza e con gratitudine sperimentiamo ogni giorno questa potenza”.
Solitudine, paura, incertezza per il futuro in momenti particolari, come una gravidanza non programmata, possono essere percepiti come limiti invalicabili, parlarne con chi questa esperienza l’ha vissuta sulla propria o sulla pelle di chi conosce, ascoltare la storia di chi quel momento lo ha attraversato, può rappresentare uno spiraglio di luce che dà accesso alla speranza e alla forza che ne deriva.