LEONE XIV Papa della pace
Dalle prime parole pronunciate dal pontefice dopo l’annuncio del protodiacono, in questo caso il francese-corso Dominique Mamberti, alla Loggia di San Pietro – «Habemus Papam» –, si possono capire le priorità del nuovo successore di Pietro. Anche nel caso di Robert Francis Prevost è stato così.
Queste, dunque, le prime parole del papa statunitense (e un po’ peruviano, francese, spagnolo e italiano): «La pace sia con tutti voi. Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anche io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la Terra. La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente».
Dunque la pace. In un mondo attraversato da guerre di diverso genere, di minacce alla stabilità politica, di ingiustizie palesi, di mancanza di un’autorità riconosciuta internazionalmente, papa Prevost invoca la pace, una pace disarmata e disarmante, proprio mentre l’industria delle armi sta occupando i gangli dell’economia transnazionale. Ma nello stesso tempo non è una pace qualunque, è la pace del Cristo risorto, del buon pastore, quella di Dio che ama tutti incondizionatamente. Quindi una pace che si rivolge a tutti perché ha la sua radice in Dio.
Papa Prevost ha poi voluto rendere omaggio al suo predecessore, e riagganciarsi così alla storia della Chiesa: il nome stesso sembra voler conchiudere tutta la serie di pontefici che si sono susseguiti dalla fine del XIX secolo ad oggi, papi di grande profilo umano, culturale, pastorale: «Ancora conserviamo, nelle nostre orecchie, quella voce debole ma sempre coraggiosa di papa Francesco, che benediva Roma, e dava la sua benedizione al mondo intero, nel giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà: siamo tutti nelle mani di Dio». Il papa è innanzitutto vescovo di Roma.
Frase densa di significato: «Il male non prevarrà». In epoca di insicurezza, di smarrimento, di ricerca spasmodica di un senso da dare alla vita, questo papa venuto da lontano – di nuovo –, ci rassicura, si fa carico delle sofferenze dell’umanità sull’esempio del Cristo sulla croce ma additando la risurrezione, il Cristo risorto, che vince ogni male. Il male, che pur ovunque pare estendere i suoi tentacoli, non avrà l’ultima parola.
Ha poi aggiunto papa Leone XIV: «Siamo discepoli di Cristo, Cristo ci precede: il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri, a costruire ponti con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo, sempre in pace». Ponti, dialogo, pace, amore: saranno queste le parole chiave del suo pontificato, assieme alle altre parole da lui usate alla Loggia: “missionari”, perché la Chiesa cattolica deve porsi nell’atteggiamento di testimoniare il Vangelo; “giustizia”, non a caso ha scelto il nome di papa Leone XIII, colui che ha avviato la Dottrina sociale della Chiesa; “sinodalità”, cioè costruire una Chiesa che “cammina insieme”, senza paura, anche con il rispetto delle leggi, visto che il nuovo papa ha un dottorato in diritto canonico.
Ancora: «Sono un figlio di Sant’Agostino (un agostiniano), che ha detto: “Con voi sono cristiano e per voi sono vescovo”». Con quest’affermazione, papa Prevost sembra aver abbracciato tutti i carismi, vecchi e nuovi, della Chiesa cattolica, indicando la via comunitaria dello Spirito per la conduzione della barca di Pietro.
C’è anche il francescanesimo, forsanche con un richiamo a Frate Leone, fedele compagno del Poverello, a cui chiese: «Scrivi Leone!». Tra l’altro, redasse una straordinaria lode a Dio: «Tu sei amore, carità; tu sei sapienza, tu sei umiltà, tu sei pazienza, tu sei bellezza, tu sei mansuetudine, tu sei sicurezza, tu sei quiete, tu sei gioia, tu sei nostra speranza e letizia, tu sei giustizia, tu sei temperanza, tu sei ogni nostra ricchezza in sovrabbondanza». Parole che riecheggiano anche nelle prime frasi di papa Prevost, che dopo papa Francesco sembra ricevere dal predecessore lo stesso invito: «Scrivi Leone!». 800 anni dopo.
Infine, un saluto in spagnolo e non in inglese, come ci si poteva aspettare. Perché, forse, tale idioma è la lingua da lui usata in missione in Perù, e anche perché è la prima lingua dei migranti negli Stati Uniti.