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Le età del mondo

05 novembre 2019
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Punto 25 del testo

Nel senso naturale, la parola “età”, aetas, riguarda la durata della vita umana. In senso metaforico si sposta verso la storia dell’universo, del mondo, dell’umanità. Il Cristianesimo diede al tempo un principio e una fine, lo ha fatto diventare storia.

La massima espressione di questo pensiero si deve a sant’Agostino (354-430). Egli divise la storia del mondo in sette età, sei nella storia e la settima fuori della storia. Le sei età del mondo erano le stesse attraverso le quali l’uomo passa dall’infanzia alla vecchiaia. I sei giorni della Creazione raffiguravano le età dell’uomo e le età del mondo. Il riposo di Dio nel settimo giorno indicava che il mondo sarebbe finito nella settima età, che avrebbe segnato la transizione dal tempo all’eternità.

Quali, le sei età del mondo e dell’uomo, secondo Agostino? Il primo periodo, da Adamo a Noè, rappresenta l’infanzia; il secondo, da Noè ad Abramo, la fanciullezza; il terzo, da Abramo a David, la giovinezza; il quarto, da David alla cattività babilonese, la maturità; il quinto, dalla cattività babilonese a Giovanni Battista, l’età media; il sesto, dalla prima alla seconda venuta del Cristo, la vecchiaia. Agostino divise ulteriormente ogni età in un mattino, mezzogiorno e sera. La notte di un’età lasciava posto al mattino della successiva.

Benché Agostino rappresenti l’era cristiana, la sesta, come l’età della senilità, che accusa tutti i segni di malattia associati con la vecchiaia avanzante, essa ha, invece, il suo splendore come le altre età in termini di giorno e di notte. Comincia con il Battista; il sole sorge con l’Incarnazione di Cristo; l’espandersi della cristianità coincide con il mezzogiorno. Arrivata la sera, quell’ultima età del mondo avrebbe ceduto il passo alla settima, cioè alla fine dei tempi.
La concezione delle sei età nell’attesa della settima si affermò solidamente e fu sviluppata da molti intellettuali del Medioevo. Comune era l’idea (l’abbiamo vista anche in Dante) che l’umanità fosse giunta alla sesta età, e che presto si sarebbero avuti gli eventi ultimi. Tutta l’esegesi cristiana sul tempo è centrata sull’attesa. Ne furono condizionati anche gli autori delle cronache universali, i cui racconti sfociavano in una fosca pittura dei loro tempi, segni dell’imminente seconda venuta di Cristo.

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