"(1605-1667) - Filippo Latino era fi glio di un affermato artigiano di Corleone, di mestiere calzolaio. Si era ai tempi della dominazione spagnola e la popolazione di Palermo, come di tutta la Sicilia, era insofferente per le prepotenze e le angherie dei dominatori. Filippo era un eccellente spadaccino, forte e generoso, che spesso si trovava a dover difendere i più deboli. Un giorno venne a diverbio con un certo Vinuiacitu che se la cavò con due dita spuntate. Per vendicarsi della sconfi tta, questo signore assoldò un sicario, un certo Vito Canino, il quale provocò allo scontro il nostro Filippo, ancora diciannovenne, rimettendoci un braccio. Il giovane provò un dispiacere profondo, gli chiese perdono e lo aiutò anche economicamente, tanto che diventarono buoni amici. Questo fatto fece maturare in Filippo la vocazione cappuccina… così “la prima spada di Sicilia” si ritrovò in convento con il nome di fra Bernardo da Corleone. La sua vita cambiò dal giorno alla notte. Primo: lotta senza quartiere a quel carattere animoso ed impulsivo. Secondo: penitenze, macerazioni e digiuni. Terzo: esercizi continui di umiltà. Quarto: preghiera incessante. Pian piano riuscì a trasformare quella sua impetuosità traboccante in dolcezza e carità evangelica. La sua vita divenne più ammirabile che imitabile. Lui stesso diceva ai frati: «Su, state di buon umore, faccio io la penitenza per voi!». Si riservava tutti i servizi più umili del convento: cuciniere, sotto-cuciniere, lavapiatti, lavandaio per tutti i frati… Quando poteva serviva i poveri che bussavano alla porta. A Castronovo andava per le vie del paese con un “caldaro” sulle spalle a dare una “minestra” ai poveri. Per i malati aveva una tenerezza incredibile. Quando ci fu un’epidemia e cadde malato anche lui, il medico gli diede un giorno di vita. Fra Bernardo si trascinò in chiesa e sottrasse al tabernacolo una statuetta ornamentale di san Francesco: «Serafi co Padre, tornerete al vostro posto quando sarò guarito». Il giorno successivo fra Bernardo era in perfetta forma, pronto ad assistere il suo guardiano che si era preso l’infezione. Che fare? Decise di ricorrere ad una benefattrice del convento per farsi dare una gallina in modo da preparare al malato un piatto più sostanzioso. Ma quando fra Bernardo sta per mettere la gallina già spennata e pulita in pentola, il malato si accorge di tutto il maneggio, lo rimprovera e gli ordina di riportarla dove l’ha trovata. Fra Bernardo corre tutto confuso a restituire la gallina, ma appena giunto alla casa della benefattrice… «Co, co, co….», la gallina salta giù da sola e si ricongiunge alle altre. In famiglia la chiameranno Bernarda e morirà di morte naturale. Non c’è da meravigliarsi poi se anche fra Bernardo, l’ex spadaccino di Corleone, morirà tutto luminoso in volto mormorando: «Paradiso… Paradiso…».".
Il fraticello di un piccolo convento ha deciso di andare al capoluogo per sbrogliare alcune faccende. Si cambia di abito e di sandali, dà una ritoccatina a barba e baffi, tira fuori dal garage la storica 850 FIAT e… via! Purtroppo dal suo convento al capoluogo non c’è una curva diritta, e il fraticello va di fretta, dimenticando qualche articolo del codice stradale. All’improvviso, dopo una svolta, vede una paletta alzata e, dietro, due signori in divisa: «Padre, ha tagliato la curva!... Come la mettiamo?». «Sì, avete ragione, ma non sono un pirata della strada… la curva era aperta… si vedeva bene…». «Per questa volta vada, Padre». Il fraticello va al capoluogo, sbroglia le sue faccende e riprende la strada di casa. Alla stessa curva, stessa paletta, stessi signori: «Ma Padre, ha di nuovo tagliato la curva!!». «Sì, avete ragione, ma io non pensavo che foste ancora qui».
