La conversione di Francesco fa notizia in Assisi. La gente lo
prende per insensato e pazzo, ma c’è chi sa leggere più in profondità.
Ciò che sorprende in lui è la coerenza totale e l’assenza
assoluta di polemiche strumentali, di contestazioni e rivendicazioni.
Così, dietro la forza irresistibile di un ideale vissuto,
qualcuno comincia a muoversi: Bernardo, Egidio, Silvestro,
Morico... Nasce la primitiva fraternitas. Francesco non lo
aveva previsto, o almeno non lo aveva preventivato. Si trova
con dei fratelli che vogliono condividere la sua scelta. È una vita
tutta da inventare. Li guida solo un desiderio: vivere secondo
la forma del Santo Vangelo. E questo si dispongono a fare,
nella rinuncia ad ogni bene materiale, sulla parola e l’esemplarità
di Francesco. Stanno volentieri nelle chiese “poverelle
ed abbandonate”, soccorrono i lebbrosi e gli altri poveri, aiutano
la gente nel lavoro di ogni giorno, annunciano il Vangelo
con l’esempio e l’esortazione, più che con una vera predicazione.
Quando raggiungono il numero di dodici, Francesco cuce
insieme alcune frasi del Vangelo (Regola primitiva) e insieme
si recano a Roma, dal Papa, per chiedere l’approvazione
della loro fraternità. Tornano felici, con la Benedizione del Vicario
di Cristo, e la schiera si amplia a dismisura con l’arrivo di
tanti altri fratelli. Ben presto si aggiungono anche molte sorelle,
che con Chiara si rinchiudono nel luogo di San Damiano, vivendo
nella povertà più assoluta. L’arrivo di tanti fratelli e sorelle,
se da una parte conferma Francesco nella validità della
sua scelta e lo aiuta a chiarirne gli obiettivi, dall’altra apre problemi
enormi che lo impegneranno, e insieme lo angustieranno,
negli ultimi dieci anni della sua breve vita.