"La Capre compativeno er Somaro: – Quanto devi patì co’ ’sta capezza! – Mah! – fece lui – quann’uno ce s’avvezza finisce che je serve da riparo. Eppoi, se la domenica er padrone me porta in giro dove c’è la fiera, co’ i pennacchi e co’ la sonagliera, me scordo tutto. Che soddifazione! Trilussa.".
E adesso hanno scomodato anche la filosofia. Mi ci ha tirato dentro quel buon uomo di Giovanni Buridano (1290 ca. - 1358) il quale, poi, sapeva bene che di queste astruserie non sono pratico. Lui (o chi per lui) avrebbe detto che io, trovandomi tra due mucchi di foraggio uguali ed equidistanti, non saprei da quale cominciare il mio pasto, e così, bloccato dall’incapacità di decidermi, mi lascerei morire di fame. Ohé, ma questi delirano! Ma per chi mi hanno preso! Loro pensano che io sia stupido e invece ho un intuito che vale per mille dei loro ragionamenti. Io le cose le capisco “al volo”. Se c’è un pericolo lo fiuto a distanza. Sento d’istinto se una persona è buona o cattiva, se ci si può fidare o meno. È questo senso pratico che mi rende prudente, affidabile, sicuro. Ed ho anche una memoria ferrea, che mi permette di ricordare gente, luoghi, situazioni. Se passo per una strada che nasconde delle insidie, potete stare tranquilli, la ricorderò sempre e non vi passerò più. Se dovessi scivolare o cadere in qualche pozza, ci potete scommettere, non ci cadrò più... Quante strade pericolose, e quante situazioni di rischio potrebbe evitare l’uomo! E invece non le evita. E più ci rimane scottato, più vi si intestardisce!... E sarei io l’insulso indeciso tra due mucchi di foraggio! Mi viene proprio da ridere. Mi credono stupido perché rimango in silenzio e non discuto, ma quando hanno bisogno di qualche cosa ricorrono sempre a me. Le mie orecchie lunghe sono diventate il simbolo dell’ottusità e dell’ignoranza. Io invece vi dico che sono simbolo di una virtù oggi tanto più rara quanto più necessaria. Una virtù che si chiama: ascoltare e tacere.