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Frate Indovino

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Grazie a Dio

17 novembre 2021
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Creatura è una parola che non distingue tra specie umana e specie animale.
È una parola di sentimento religioso perché presuppone un creatore.


Nel corrente linguaggio si attribuisce opera creatrice a un artista, a un pubblicitario. Preferisco definirli artefici e lasciare il verbo creare alla divinità, perché è la sola capace di creare dal niente, come succede al verso primo del libro Genesi/Bereshit: “In principio ha creato Elohim i cieli e la terra”. Li ha estratti dal nulla. La specie umana è artefice seconda.
Francesco, non ancora santo mentre vive, scrive:

“Laudato sie, mi’ Signore,
cum tutte le Tue creature”.


Cosa esprime  questo verbo di lode: un potente sentimento di gratitudine. È la risposta di un essere umano di fronte alla manifestazione innumerevole della vita. È impulso di ringraziare per il dono di esistere e di partecipare della natura, parola che proviene dal verbo nascere.
Non è lo sguardo compiaciuto del proprietario, è la gioia spontanea di un pellegrino di passaggio invitato a una festa di nozze.  Si è ospiti per un breve periodo del mondo e della sua immensità. Perciò la gratitudine è il sentimento che muove il canto di Francesco.

Esiste il suo contrario, l’ingratitudine, quella scatenata nei versi di Cecco Angiolieri che un secolo dopo desidera disfare il mondo con: “S'i fosse foco...”.
Nella persona umana esiste lo slancio di Francesco e l’opprimente collera di Cecco. In ogni generazione si rinnovano le lodi e le maledizioni.
A scuola all’epoca degli obblighi di studiare a memoria, sapevo ripetere senza leggere sia il Cantico di Francesco che l’invettiva di Cecco. La differenza per me allora era che l’elenco di sciagure invocate dal sonetto mi facevano effetto comico anziché terribile. La maledizione può essere ridicola, una benedizione mai.
Francesco ringraziando il creatore benedice a sua volta le creature, facendosi tramite tra cielo e terra. Può svolgere questo compito perché È dotato di parola come la divinità e in questo corrisponde a sua immagine e somiglianza. Non nell’aspetto fisico, ma nella capacità di dire consiste la sua statura di intermediario tra creatore e mondo.
I sei giorni della creazione sono preceduti dalla voce e dalle parole di Elohim: “E disse”. Subito dopo si realizza il creato che esce dal nulla per diventare nitido, preciso, in alta definizione. Adam, prototipo umano nel giardino di Eden mette nome a ogni animale. Così li distingue e li definisce uno dall’altro. Chi entra in un bosco e non conosce i nomi degli alberi e dunque li confonde, si trova in un’oscurità maggiore. Il Cantico di Francesco nomina il mondo e così lo illumina di luce seconda.
Loda il creatore cum, con le creature, tutte. Mette sullo stesso piano della lode, usando il cum, la divinità e la sua opera.
“Come possiamo distinguere il danzatore dalla danza?”, si domanda il poeta irlandese Yeats in un suo verso celebre. Nel momento d’intensa percezione della meraviglia di fronte al creato, si può sentire l’identità tra creatore e creature, tra danzatore e danza.

Oggi la scienza informa che le specie animali precedono di molto la specie umana sulla terra. Anche in Genesi/Bereshit Adam è manufatto della divinità nel giorno ultimo, il sesto.
Allora alla gratitudine espressa nel Cantico di Francesco si può aggiungere il sentimento di rispetto dovuto all’anzianità della vita animale. Essa abita il pianeta da molto tempo prima di noi e con maggiore esperienza conosce il prodigio incessante della vita.

Erri De Luca
scrittore

Dal mensile Frate Indovino - marzo 2021

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