Punto 2 del testo
Come conteggiare i giorni? Dall’alternarsi delle albe? Oppure dei tramonti? O forse delle Lune? È importante capirlo. qui di seguito un esempio molto famoso.
Si è ricordato il giorno della morte di Dante: 14 settembre 1321, a Ravenna. Per la precisione egli morì nella notte tra il 13 e il 14, secondo il nostro calendario; non secondo quello di allora, perché il giorno 14 iniziò con la notte del 13. Infatti alcune fonti dicono il 13, altre (per esempio il Trattatello in laude di Dante del Boccaccio) dicono il 14. Ma noi dobbiamo datare in base al nostro calendario; e allora bisognerebbe sapere se Dante morì prima o dopo la mezzanotte: prima, diremmo il 13; dopo, diremmo il 14. Non lo sappiamo, e allora lasciamo, come dicono tutti i libri, «nella notte tra il 13 e il 14 settembre».
Punto 3 del testo
Le parti in cui si divide la notte sono sette:
1) il vesperum,
2) il crepusculum
3) il conticinium,
4) l’intempestum,
5) il gallicinium,
6) il matutinum,
7) il diluculum.
Isidoro di Siviglia si applica anche ad altre etimologie: per esempio secondo lui l’avverbio sero (tardi, di sera) deriva dal fatto che quando giunge la notte si chiudono le serae, ossia le serrature, perché ciascuno dorma più sicuro; mentre le tenebrae sono così chiamate in quanto tenent umbras, ‘tengono le ombre’.
Naturalmente i commentatori successivi hanno dato a queste scansioni temporali un significato allegorico. Citiamo un altro grande, Rabano Mauro (780-856), secondo il quale, prendendo qualcosa dal suo De rerum naturis, il vesperum significa la tribolazione seguita alla prosperità, l’intempestum la profondità del peccato, il gallicinium la conversione dei peccatori, il matutinum la resurrezione di Cristo, il diluculum la Chiesa illuminata dalla fede dopo le tenebre del peccato.
