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Frate Indovino

Il Calendario dell'Avvento

Il calendario

05 novembre 2019
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Punto 29 del testo 

La parola «calendario» significa un elenco ordinato di calende, anzi, in latino, di kalendae, ossia dei primi giorni di ciascun mese. Nel mondo romano il termine calendarium indicava il libro dei crediti: i prestatori vi segnavano i mutui che avevano erogato e gli interessi che ne derivavano, interessi che venivano pagati ogni mese nel giorno delle calende. Nel Medioevo la parola assunse il significato che ha ancora oggi. Ma perché da kalendae a «calendario»?
In italiano le parole con suffisso -ario hanno vari significati. Per esempio, terminano così le parole che designano chi riceve qualcosa da qualcuno: destinatario, locatario (contrario locatore), concessionario, funzionario (chi riceve il compito di svolgere una certa funzione), assegnatario, segretario (chi riceve e custodisce i segreti), feudatario (chi riceve un feudo dal re), dedicatario... Un’altra gamma di parole con questo suffisso riguarda le serie ordinate di tante unità uguali.
Possiamo sbizzarrirci: per insiemi di oggetti armamentario, lampadario, ossario, reliquiario, vestiario; per insiemi di scritti abbecedario, bestiario, diario (serie di giorni), dizionario, epistolario, formulario, indirizzario, lunario, notiziario, questionario, ricettario, rimario, schedario, stradario evocabolario. 

Punto 30 del testo

Un approfondimento: nell’intera Europa l’anno del calendario inizia con le calende di gennaio e finisce col giorno prima delle successive calende di gennaio (II kalendas ianuarii). Lo stesso accade nel calendario giuliano, in quello gregoriano e nel nostro calendario.
Viene da pensare che questo fatto potesse mandare in confusione gli utenti di allora. Pensate a un famoso predicatore domenicano, Giordano da Pisa. Predicando a Firenze il primo dell’anno, cioè il 25 marzo 1306, egli disse: «Questo dì d’oggi è diritto capo d’anno di tutti i cristiani, e oggi incominciano gli anni Domini in tutti i libri, in tutte le scritture e carte. (...) Gennaio si è capo d’anno de’ pagani, ove non è ragione nulla». Ma poi, aprendo il suo breviario, consultava un calendario che cominciava proprio così, col capo d’anno de’ pagani. [Giordano da Pisa, Quaresimale fiorentino 1305-1306, a cura di C. Delcorno, Firenze 1974, pp. 346-347].
In prima stesura il calendario aveva pagine ben organizzate: un grande kl colorato o addirittura miniato (ecco la parola: calend-ario!), i numeri e le lettere ordinali in vari colori allineati a sinistra, pochi nomi negli spazi a destra di ciascuna riga, con le festività più importanti. I calendari di alcuni libri di lusso erano illustrati con la raffigurazione del lavoro campestre di ciascun mese, con i segni dello Zodiaco o con altre figure. Su questo stadio iniziale s’innestavano poi le tracce dell’uso. Nuovi santi, nuovi nomi, nuovi ricordi riempivano le righe del calendario, in una stratificazione talvolta caotica. Molti calendari si trasformavano in obituari, a forza di ricevere il ricordo dei defunti. Anche tu, cortese lettore, utilizzerai il tuo calendario perpetuo annotandovi le tue feste, le nascite, i matrimoni, gli onomastici; e tenendo memoria dei tuoi cari che non ci sono più. Sempre però in buon ordine: non comportarti come, per esempio, i monaci di Santa Vittoria in Matenano, tra Fermo e Ascoli Piceno: tali e tanti sono le scritte che essi annotarono nel calendario di un loro messale, da renderlo pressoché illeggibile

Curiosità
Il più antico manufatto in cui sembra di riscontrare una traccia o un abbozzo di calendario proviene dalla Francia e risale a circa 30.000 anni fa. Si tratta di una tavoletta di osso, larga quanto il palmo di una mano, rinvenuta in una grotta in Dordogna. In essa sono incisi 69 segni, che gli studiosi ritengono possano rappresentare una sequenza di fasi lunari, ciascuna delle quali indicata da 29 segni. 

I libri d’ore 
Un ponte verso il calendario moderno ad uso privato è rappresentato dai cosiddetti libri d’ore, sorta di breviari per laici alfabetizzati di alto rango sociale, che, dotati in genere di splendide miniature, eranoformati da un embrionale calendario, nel quale trovavano posto, oltre alle tradizionali figurazioni dei mesi (più o meno arricchite da motivi che rispondevano ai nuovi gusti e passatempi dei committenti: feste principesche, caccie nobiliari, giochi di corte, ecc.), brevi letture edificanti, anch’esse il più delle volte illustrate da immagini realistiche, tratte dai testi sacri e dalle vite dei santi più venerati, secondo l’ordine del calendario liturgico.
Il più piccolo libro d’ore che sia giunto fino a noi è quello di Anna di Bretagna (1477-1514), regina di Francia, conservato a Parigi, presso la Biblioteca Nazionale di Francia. Le sue dimensioni sono eccezionali: 66 millimetri di altezza, 46 di larghezza. Ciò nonostante è scritto magnificamente e completamente miniato.

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