[1621] Non deve stupire che il fuoco e le altre creature talvolta gli mostrassero venerazione... Non voleva mai spegnere la candela, la lampada o il fuoco, come si suol fare, a seconda delle necessità: tanta era la pietà e
l’affetto che provava per esso. Nemmeno voleva che un frate gettasse via il fuoco o i tizzi fumiganti, come si fa d’abitudine; ma raccomandava che si ponesse delicatamente per terra, in riverenza di Colui che lo ha creato.
LAUDATO SI’, MI’ SIGNORE, PER FRATE FOCU
Chi non è stato almeno una volta intorno ad un fuoco dalle fiamme vive e guizzanti? In campeggio o nella casa in campagna? Il fuoco è un luogo evocativo che ispira la gioia e il piacere del ritrovarsi insieme. Quattrocentomila anni fa gli uomini già sapevano usare il fuoco per scaldarsi, cuocere il cibo, tenere lontani i predatori notturni. Ma, oltre a questo aspetto utilitaristico, il fuoco aveva poi un aspetto sociale. Dei ricercatori dell’Università dello Utah hanno rivelato che sedersi attorno ai falò significasse, per i nostri antenati, socializzare elaborando contenuti etico-spirituali. La sera davanti al fuoco si svolgevano le cerimonie religiose,
si raccontavano le storie del gruppo, si cantava, si danzava. Una volta c’era anche nei conventi il cosiddetto “fuoco comune”, quando di sera i frati s’incontravano davanti al camino per un momento di svago e di fraternità.
Il “fuoco comune” rimane nell’immaginario collettivo il luogo domestico per eccellenza che richiama l’intimità e l’affetto della famiglia. Ieri come oggi
davanti al fuoco di un caminetto si lasciano fluire i pensieri e l’immaginazione; ci si rilassa e ci si riscalda alla viva fiamma della comunione e della condivisione.