[1637] Il beato Francesco, pur nelle gravi condizioni in cui si trovava, per dare conforto al suo spirito onde non venisse meno a causa delle aspre e diverse infermità, si faceva cantare spesso durante il giorno dai compagni
le Laudi del Signore, che lui stesso aveva composto, parecchio tempo prima, durante la sua malattia… Frate Elia, un giorno osservò: «Carissimo fratello... “Com’è possibile che uno, vicino a morire, dimostri tanta letizia?
Farebbe meglio a pensare alla morte!”». Disse a lui il beato Francesco: «Fratello, lascia che io goda nel Signore e nelle sue Laudi in mezzo ai miei dolori, poiché, con la grazia dello Spirito Santo, sono così strettamente
unito al mio Signore che, per sua misericordia posso ben gioire nell’Altissimo!».
LAUDATO SI’, MI’ SIGNORE, PER SORA NOSTRA MORTE CORPORALE
Come può frate Francesco chiamare la morte, «sorella morte»? La Bibbia insegna che la morte non è una creatura di Dio, come le stelle, l’acqua, la terra, il cielo, ma «per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e
ne fanno esperienza coloro che le appartengono» (Sap 2, 24). Il brano dal Libro della Sapienza dice che della morte «ne fanno esperienza coloro che le appartengono », cioè quelli che vivono e muoiono rifiutando e disprezzando Dio. Chi vive nel timore di Dio non deve temere la morte corporale, ma la «morte secunda». La morte corporale è quella naturale, quella del corpo materiale; la «morte secunda», invece, è quella dello spirito, corrispondente alla dannazione eterna. La “Commemorazione di tutti i fedeli defunti” diventa così, in questo mese, un’occasione unica per riflettere sul senso e l’indirizzo che stiamo dando alla nostra vita. Frate
Francesco prima di morire volle ascoltare il brano del Vangelo in cui Gesù lava i piedi ai Suoi discepoli, perché la “Lavanda dei piedi” esprime la perfezione dell’amore di Gesù che si fa nostro servo e muore per noi sulla
croce. Francesco ha vissuto seguendo Gesù nella via dell’amore. E la via dell’Amore è la via della Vita. Così per Francesco la morte è sorella, perché gli apre le porte della vita eterna.