"(1804-1866) - Giovannino Croese nacque a Camporosso (Ventimiglia) il 27 Dicembre 1804. All’età di 18 anni, dopo un’esperienza a Sestri tra i Conventuali, entrò a Voltri tra i Cappuccini, con il nome di fra Francesco Maria. Aveva scelto di rimanere fratello laico «perché» diceva «è preferibile condurre una vita umile ed ubbidiente ». Fu destinato subito al convento della Santissima Concezione di Genova, novanta frati con numerose attività: Curia Provinciale, infermeria, biblioteca aperta al pubblico, lanifi cio per le vesti dei frati, farmacia con assistenza sanitaria, servizio alla pesa pubblica e alla distribuzione della legna al porto. Fra Francesco per qualche anno si dette da fare per aiutare dove c’era bisogno, ma dal 1831 gli fu affi dato l’uffi cio di cercatore in campagna. E lungo le strade polverose della Valle del Bisagno il giovane frate imparò presto che chiedendo l’elemosina si può anche donare, specialmente il buon esempio. Così, quando un giorno alcuni ragazzacci lo presero a sassate, lui rispose raccogliendo e baciando il sasso che lo aveva colpito a sangue. Ben presto fu portato a questuare in città, con responsabilità sugli altri questuanti, una decina. Ogni mattina organizzava la giornata per tutti, e dopo due ore di preghiera usciva accompagnato da un ragazzetto che raccoglieva le offerte in danaro. Bussava alle case e attendeva, senza entrare. Anno dopo anno si instaurò un’intesa stupenda tra il Padre Santo, come la gente cominciò a chiamarlo, e la popolazione. I problemi di tutti divenivano i suoi; ascolto, conforto, consiglio, incoraggiamento, invito alla riconciliazione, alla preghiera, a confi dare in Dio. Spesso arrivava anche l’aiuto materiale, attingendo alle offerte della gente. Man mano che il suo raggio di azione si allargava, tanto più si prolungava il tempo dedicato alla preghiera e alla penitenza. Molti avevano notato che fi n da giovane aveva preso l’abitudine di tenere un sassolino in bocca. Più tardi fu trovata questa scritta nella sua stanza: «Silenzio, mortifi cazione, preghiera». Una santità, quella di Francesco da Camporosso, umile, non eclatante, che voleva passare inosservata, quasi facendo fi nta di niente. Una santità veramente amabile, autentica, equilibrata. Quando nell’Agosto 1866 a Genova si diffuse il colera, il Padre Santo non fu colto di sorpresa. Egli già soffriva le angosce della gente e le sue struggenti preghiere si moltiplicarono. Una notte fu trovato in chiesa prostrato; sembrava che dormisse. Ridestato confessò che aveva offerto la sua vita per salvare la città dall’epidemia. Il Padre Santo si ammalò il 14 Settembre. Il pomeriggio del 17 moriva santamente. Diagnosi: “Colera fulminante”. Nei quattro giorni successivi il colera scompariva dalla città di Genova.".
Noi Cappuccini dell’Umbria lavoriamo da poco più di cento anni in una Missione nell’Amazzonia brasiliana, nell’Alto Rio Solimões e Javarí, ai confini con il Perù e la Colombia. È la nostra grande opera dove stiamo profondendo aiuti di tutti i generi, personale e mezzi e realizzandovi delle opere di spessore religioso e sociale veramente notevole. Tra parentesi mi piace ricordare che tante opere compiute in Amazzonia è stato possibile realizzarle con le offerte generose di voi, cari amici di Frate Indovino; e per questo noi frati vi saremo eternamente riconoscenti. Ebbene. Prima di partire per l’Amazzonia, i missionari hanno la bella abitudine di passare a salutare tutti i fratelli dei vari conventi dell’Umbria, chiedendo il ricordo nella preghiera. Così un giovane missionario si è sentito dire da un fratello anziano, malato e un po’ confuso: «Dove vai, figliolo?». «In Amazzonia, Padre!». «In Amazzonia!?... Mi raccomando, vai piano!».
